L’attesa c’è. In città, come nella squadra. Perché se l’Inter pensa di affrontare la semifinale di ritorno della Coppa Italia addirittura con la Primavera, come sostengono organi di stampa, per il Napoli la conquista della finale e magari del trofeo vorrebbero dire molto in una stagione segnata da nervosismo e da un posto in classifica non proprio soddisfacente per una compagine solo nello scorso campionato in odore di scudetto e in tutti gli ultimi senza problemi in Champions.
In realtà, le discussioni che animano l’avvicinamento all’Inter sono tutte ispirate alle scelte di Rino Gattuso, in questi giorni colpito anche da un pesante lutto familiare per la morte della sorella. Partendo, però, da un presupposto fondamentale. All’allenatore va riconosciuto il merito di aver provato a plasmare il Napoli su una precisa impostazione dottrinaria. E’ innegabile che il punto di partenza sia sempre il 4-3-3, unito al fatto che il fraseggio resti il marchio di fabbrica di questo gruppo La qualità del possesso palla, per risalire velocemente il campo attraverso appoggi corti, sarà ancora la migliore espressione dei partenopei. Principi filosofici che si traducono nella capacità di palleggiare da un lato all’altro del terreno di gioco. Non per limitarsi a muovere la palla, in maniera sterile e improduttiva. Bensì, per spostare gli avversari dalla zona di possesso, disorganizzandone la densità dello schieramento difensivo. Negli allenamenti la squadra è apparsa in buona forma, e Guttuso, come scrive Repubblica, avere in pugno la situazione anche grazie a un metodo giapponese con il quale ha costruito il lavoro a casa degli atleti durante il lockdown.