
Ai Comuni della Sardegna la chiusura delle attività e le conseguenze delle altre restrizioni della fase 1 dell’emergenza Covid-19 costerà una riduzione del gettito fiscale del 59%: una media di poco meno di 70 mila euro in meno per ciascun Comune. La stima della riduzione degli introiti dai tributi locali – Imu, Irpef, Tasi, Tari, imposta di soggiorno, Tosap e imposta sulla pubblicità – è di Demoskopika che ha quantificato l’ammontare dei mancati incassi nei due mesi della quarantena per l’epidemia per i circa 8 mila Comuni italiani, rispetto al bimestre marzo-aprile 2019. A livello nazionale le entrate locali sono diminuite del 65%, oltre 1,6 miliardi di euro in meno rispetto agli stessi mesi dell’anno scorso. La diminuzione degli incassi è stata mediamente pari a 207 mila euro per ciascun ente comunale italiano: si va dai 536 mila euro della Toscana ai 35 mila euro del Trentino-Alto Adige. Quasi il 70 per cento dei minori introiti tributari, pari a un miliardo 119 milioni di euro, sono attribuibili alla mancata riscossione dell’imposta unica comunale (Iuc), in cui rientra anche l’Imu. La fonte utilizzata per lo studio Demoskopika è il Siope, il sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici, nato dalla collaborazione tra la Ragioneria Generale dello Stato, la Banca d’Italia e l’Istat, che rileva telematicamente gli incassi e i pagamenti effettuati dai tesorieri di tutte le amministrazioni pubbliche.
I Comuni più penalizzati sono quelli di Toscana, Emilia-Romagna e Puglia. In particolare, in Toscana, i Comuni registrano una flessione degli incassi pari mediamente a 536 mila euro per ente locale (-74,3%), quantificabile in oltre 146 milioni di euro. Segue l’Emilia-Romagna, i cui Comuni hanno registrato mancati incassi per 421 mila euro (-70,2%) pari a 138 milioni di euro in valore assoluto. ”È ipotizzabile che, nel prossimo periodo, tra rinvio del pagamento dei tributi e difficoltà di pagamento per imprese e lavoratori”, paventa il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio, “si consolidi uno scenario di progressiva perdita di liquidità per gli enti locali che potrebbe costringere molti amministratori comunali al taglio dei servizi o, peggio ancora, alla dichiarazione del dissesto finanziario. In questo allarmante contesto, le misure previste finora nel decreto Rilancio sono necessarie ma ancora insufficienti. Bisogna fare di più”.