Una delle filiere che ha visto bruscamente interrotto il lavoro, con il crollo dei fatturati e posti di lavoro in bilico, è quella dei matrimoni, eventi che riguardano non solo chi vende abiti da sposa, vestiti da cerimonia, servizi legati all’intrattenimento, bomboniere, ma anche fotografi, ristoratori, pasticceri, agenzie di viaggio, parrucchieri, estetisti, fioristi e tante altre persone. “L’Associazione italiana organizzatori di matrimonio (Aiom) – spiega la presidente Tiziana Lucioli – stima in 17 mila quelli cancellati in Italia tra marzo e aprile e altri 50 mila tra maggio e giugno, con una perdita di giro d’affari attorno ai 26 miliardi”. Il grido d’allarme accomuna anche il comparto del Fvg, messo in ginocchio dall’emergenza sanitaria. Un settore che causa coronavirus paga “immediate ripercussioni sull’occupazione e pesantissime scelte di riorganizzazione e ristrutturazione aziendale già messe in atto da numerosi imprenditori per far fronte all’annullamento delle prenotazioni 2020″. “Ad oggi – aggiunge Lucioli – la percezione degli operatori è che forse sarà possibile ripartire dalla primavera 2021”. “Ripartire per il settore degli eventi – avverte – non significa semplicemente fissare una data e riprendere a fatturare, ma iniziare a riprogrammare eventi che si terrebbero appena nel 2021 con i conseguenti incassi tutti procrastinati al nuovo anno. Il settore degli eventi ha bisogno di attenzione da parte del governo con contributi e fondi ad hoc, sospensione dei versamenti fiscali e agevolazioni mirate a consentire la sopravvivenza per migliaia di aziende che altrimenti hanno serie probabilità di fallire”.