L’economia cinese si sta riprendendo meglio di quanto previsto.
Stando ai dati diramati dall’Ufficio doganale centrale cinese, le esportazioni cinesi nel mese di marzo hanno registrato un calo di soli 6,6 punti percentuali rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, mentre le importazioni sono calate dello 0.9%. Infine, l’eccedenza della bilancia commerciale si è attestata a 19,9 miliardi di dollari.
Le previsioni degli economisti interpellati da Reuters erano ben più pessimistiche. Prevedano, infatti, per il mese di marzo una diminuzione delle esportazioni cinesi pari al 14%, un calo delle importazioni del 9,5% e un’eccedenza della bilancia commerciale di 18,55 miliardi. Pertanto, i ritmi con cui esportazioni e importazioni in Cina si stanno riprendendo dopo l’epidemia di coronavirus nel Paese si sono rivelati sorprendentemente più rapidi. Le statistiche positive del commercio in Cina hanno innescato una ripresa dei mercati asiatici, tutti con segno positivo: Shanghai Composite +1,6% (2827,28 punti), Shenzhen Composite +2,2% (1745,42 punti), Hang Seng di Hong Kong +0,6% (24435,4 punti), il Nikkei giapponese +3,1% (19638,81 punti), il sudcoreano KOSPI +1,7% (1857,08 punti).
La Cina è riuscita effettivamente a ripristinare in tempi brevissimi la produzione industriale. È stata completamente ripristinata l’attività di più del 90% delle grandi imprese. Al momento vengono rimosse le restrizioni di quarantena che vigevano nelle regioni più colpite dall’epidemia, ossia la provincia dello Hubei e la sua città principale, Wuhan. La maggior parte di tutti i nuovi e rari contagi provengono dall’estero. Pertanto, l’attività economica nel mese di marzo ha ripreso intensamente. Il Purchasing Managers Index a marzo è salito a 52 punti, il che equivale a un aumento dell’attività produttiva. Anche i consumi di energia elettrica a marzo hanno registrato una ripresa.
Tuttavia, arriva il monito degli esperti: nel secondo trimestre dell’anno la rapida ripresa dell’economia cinese potrebbe essere ostacolata dal calo della domanda globale. L’epidemia di coronavirus ha cominciato a diffondersi nel mondo. A marzo non si registrava ancora un calo importante delle attività commerciali a livello globale, pertanto i dati cinesi per quel mese sono positivi. Tuttavia, i dati di aprile potrebbero non essere altrettanto rosei, secondo Jia Jinjing, assistente del direttore dell’Istituto di studi finanziari Chongyang.
“Nel mese di marzo l’economia cinese è stata in gran parte risanata nonostante le conseguenze dell’epidemia, la produzione industriale ha ripreso a ritmi serrati e il commercio estero è stato colpito in misura assai minore rispetto al previsto. Inoltre, i dati di marzo sono positivi anche perché il calo dei consumi sui mercati globali è cominciato solamente nella seconda metà del mese. Pertanto, temo che i dati di aprile saranno assai meno positivi”.
Secondo l’esperto, a breve si presenteranno importanti rischi macroeconomici che potrebbero frenare la rapida ripresa economica.
“Anzitutto, nel primo trimestre la crescita economica ha rallentato fortemente. In secondo luogo, l’epidemia genererà inevitabilmente un calo importante del commercio globale. Sebbene i valori del primo trimestre siano meno terribili di quanto si prevedesse, l’epidemia ha cominciato a imperversare in tutto il mondo e nel secondo trimestre la situazione sarà molto peggiore rispetto al primo. In terzo luogo, molte imprese al momento stanno affrontando una carenza di liquidità e il passo successivo sarà l’insorgenza di rischi sistemici quali la rottura delle catene del debito. Infine, sebbene si sia riusciti ad evitare il brusco aumento della disoccupazione, vi sono diverse società che ancora faticano a ripristinare completamente il livello di occupazione precedente nei propri dipartimenti. E qualora la ripresa della domanda non sia rapida, potrebbe manifestarsi il fenomeno della disoccupazione strutturale, eventualità che dobbiamo cercare di scongiurare ad ogni costo”.
Le società cinesi, in particolare quelle impegnate nel comparto tecnologico, potrebbero dover affrontare una carenza di liquidità. Infatti, nel primo trimestre gli investimenti in venture capital cinesi hanno registrato un calo di più del 30%. Chen Wei, direttore della Oriental Fortune Capital di Shanghai, prevede che per le società l’inverno finanziario sarà particolarmente duro nei prossimi 3-6 mesi. Timori analoghi sono stati espressi da Jörg Wuttke, presidente della Camera di commercio dell’Unione europea in Cina. Wuttke ha dichiarato che anche le società europee in Cina dovranno affrontare delle difficoltà in quanto la pandemia di coronavirus ha causato interruzioni alle catene di fornitura globali. Pertanto, l’impianto produttivo cinese viene messo a dura prova.
I dati generali relativi alla crescita economica registrata nel primo trimestre saranno pubblicati il 17 aprile. La rivista specializzata cinese Caixin riporta l’opinione degli economisti di 18 diverse organizzazioni secondo i quali nel primo trimestre l’economia cinese registrerà un calo del 6,6%, mentre alla fine dell’anno nel migliore dei casi registrerà una crescita 0. Inoltre, l’esperto Jia Jinjing ipotizza che quest’anno le autorità cinesi potrebbero rinunciare a fissare degli obiettivi di crescita economica. Alla luce della contingenza attuale a rivestire il ruolo più importante non sono i valori numerici, ma la possibilità di garantire ai cittadini i servizi e i beni di prima necessità, nonché l’erogazione di incentivi mirati alle imprese più colpite dall’attuale pandemia.
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