Prevista una minore produzione a maggio e giugno di circa 10 milioni di barili al giorno. Si attende l’ok del Paese centramericano per il via libera definitivo

L’atteso annuncio dei principali produttori di petrolio di tagliare la produzione di greggio, per cercare di sostenere i prezzi precipitati nelle ultime settimane, è arrivato. Ma la strada per la difficile intesa, raggiunta dai pesi massimi Arabia Saudita e Russia, è complicata dal Messico che per il momento si è sfilato.
L’Opec ha dichiarato in prima mattinata di avere concordato di ridurre la produzione in maggio e giugno di circa 10 milioni di barili al giorno. Il cartello, riunito nella versione Opec+ che significa allargato ai Paesi amici come la Russia, ha rilasciato la posizione dopo una maratona di colloqui per contrastare il crollo dei prezzi. L’accordo, che riduce la produzione a otto milioni di barili al giorno da luglio a dicembre, necessiterà del consenso del Messico affinché abbia effetto.
L’incontro virtuale dei paesi Opec e dei loro alleati Opec+ tra cui la Russia, così come altri non membri chiave, era iniziato nel primo pomeriggio di ieri. L’accordo era stato preannunciato nella notte da Donald Trump, che da tempo è in pressing perchè gli altri Paesi agiscano: “Russia e Arabia Saudita annunceranno qualcosa oggi o domani”, aveva detto Trump dopo aver discusso al telefono con il presidente russo Vladimir Putin e con il principe coronato saudita Mohammed bin Salman dell’accordo Opec+ sul taglio della produzione di petrolio. “E’ stato un ottimo colloquio. Penso che l’accordo sia vicino”, aveva riferito il presidente durante la conferenza alla Casa Bianca sul Covid-19.
Ecco, nei dettagli, i termini dell’accordo: per l’Arabia Saudita l’estrazione dovrebbe scendere di circa 3 milioni, per la Russia di 2 milioni di barili mentre i restanti 5 milioni di barili di tagli dovrebbero essere a carico degli altri produttori del G20. Dall’Opec hanno fatto sapere che la stretta sarà allentata a 8 milioni da luglio a dicembre e poi a 6 milioni da gennaio 2021 ad aprile 2022. Una nuova videoconferenza Opec+ è stata fissata per il 10 giugno.
La domanda globale di carburanti è crollata di circa 30 milioni di barili al giorno, pari al 30% delle forniture totali, con l’industria aerea in particolare messa in ginocchio dall’emergenza coronavirus. Sia l’Opec e sia Mosca hanno reclamato il contributo di tutti i produttori, compresi Usa e Canada, per superare una crisi di simile portata ed oggi è prevista una conferenza, rigorosamente virtuale, dei ministri dell’Energia del G20.
Il mercato si aspettava probabilmente tagli di maggiore entità, osservano gli analisti, spiegando così il calo dei prezzi. Il Brent si è attestato a circa 32 dollari al barile, in calo del 3%, e il Wti a 23,29 dollari al barile (-7,1%). Trump ha dichiarato che la produzione Usa è già diminuita naturalmente, per la discesa della domanda. Ottawa, come Washington, ha minacciato di imporre tariffe sul greggio importato se non sarà trovata un’intesa sul taglio della produzione per risollevare i prezzi.
Repubblica