È nata per le aziende che hanno abbracciato lo smart working in modo organico e desiderano comunicare in modo efficiente con i dipendenti, ma in questi tempi di isolamento alcune società costrette a concedere il telelavoro rischiano di sfruttarla come metodo di controllo invasivo sugli impiegati.
I provvedimenti di isolamento imposti ai cittadini di sempre più paesi per contenere la diffusione del coronavirus hanno portato a un significativo aumento dello smart working anche presso aziende che fino ad ora non si erano mai fidate di questa tipologia di lavoro. In effetti sembra che una percentuale di queste società stia facendo molta fatica ad abbandonare la possibilità di tenere ossessivamente sotto controllo i propri dipendenti: molte aziende in questi giorni hanno iniziato o stanno iniziando a usare software pensati per controllare che gli impiegati siano seduti davanti alla loro scrivania, utilizzando le webcam dei loro computer.
A riportarlo è stato il The Information, mettendo sotto i riflettori l’esistenza di un software chiamato Sneek, che consiste di due componenti: la prima risiede sui computer dei dipendenti, e mantiene la relativa webcam costantemente attiva, senza possibilità di spegnerla; la seconda è un programma sul computer del responsabile, che visualizza sullo schermo un mosaico composto da tutte le inquadrature dei dipendenti in turno. Sneek può scattare una foto da ogni postazione a intervalli di tempo impostabili a piacimento — ad esempio ogni 5 minuti — in modo che il supervisore sappia sempre se qualcuno si sta alzando per una pausa. Cliccando su uno dei volti inquadrati, Sneek può inoltre far partire una vera e propria videochiamata, senza però bisogno che il dipendente accetti la comunicazione in arrivo.
Sneek in realtà esiste da anni e secondo gli sviluppatori non è uno strumento di spionaggio, ma un prodotto che consente di comunicare con i dipendenti a distanza come se fossero nella stessa stanza. Alcune delle impostazioni — come quella che costringe ad accettare le videochiamte in arrivo — del resto possono essere disattivate o modificate per risultare meno invasive, e molti soggetti utilizzano il software come soluzione per uno smart working che è organicamente entrato a far parte delle pratiche aziendali.
Non stupisce però che l’esistenza di Sneek stia facendo ugualmente scalpore: il software del resto sta conoscendo nuova fama perché sta venendo adottato solo ora da aziende che prima del coronavirus non avevano concesso lo smart working ai dipendenti — spesso per il timore che questo ne influenzasse negativamente la produttività. Il rischio che presso questi posti di lavoro l’utilizzo di software come Sneek si trasformi in un incubo per la privacy dei dipendenti non è da sottovalutare.
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