Prima di recarsi sulla stazione orbitante gli astronauti vengono sottoposti a quarantena e i carichi vengono puliti e sterilizzati, perché sviluppare malattie in orbita vuol dire quasi certamente contagiare gli altri membri dell’equipaggio. Per tenere alla larga SARS-CoV-2 i normali periodi di isolamento potrebbero essere estesi.
I contagi da coronavirus si stanno ormai diffondendo in tutto il mondo interessando per il momento alcune zone più di altre. La propagazione dell’epidemia difficilmente risparmierà alcuni Paesi a scapito di altri, ma in effetti c’è un luogo destinato a rimanere per sempre al sicuro dalla minaccia di SARS-CoV-2, anche se tecnicamente non si trova sulla Terra. Si tratta della Stazione Spaziale Internazionale, che orbita attorno al nostro pianeta popolata da astronauti del tutto isolati da ciò che avviene a più di 400 chilometri di altitudine di differenza.
In effetti nelle prossime settimane e mesi a bordo della stazione orbitante è previsto l’arrivo di nuovi astronauti e materiali, ma anche se queste operazioni dovessero procedere esattamente come da programma la NASA e le organizzazioni che hanno accesso alla struttura adottano comunque protocolli particolarmente rigidi in fatto di protezione della salute dell’equipaggio. In particolar modo prima di qualunque lancio gli astronauti devono sottoporsi a un periodo di quarantena e di esami clinici: durante questo periodo il personale tecnico si assicura che nessuno di coloro che sta per partire stia incubando malattie infettive, dalle quali potrebbero poi scatenersi contagi a catena una volta in orbita compromettendo l’esito delle missioni e potenzialmente la vita degli equipaggi.
La NASA ha imparato questa lezione sulla propria pelle: è avvenuto nel 1968 durante la missione Apollo 7, quando sull’omonima navicella si ammalarono di raffreddore tutti e tre i membri dell’equipaggio; le condizioni di salute parzialmente compromesse dei membri portarono a un rientro rischioso, perché effettuato (su iniziativa degli astronauti, osteggiata dalla direzine della missione a terra) senza gli elmetti.
Oggi le cose vanno diversamente, e anche i carichi destinati alla Stazione Spaziale Internazionale vengono regolarmente puliti e in alcuni casi sterilizzati: in questo modo eventuali tracce di virus e batteri presenti sulle superfici cesserebbero di essere pericolose ben prima della partenza. Per quel che riguarda nello specifico Covid-19, sembra inoltre che le agenzie spaziali statunitense e russa stiano prendendo in considerazione l’idea di estendere i periodi di isolamento previsti per gli astronanuti in partenza, rendendo al contempo le misure di quarantena ancora più stringenti del normale.
Fanpage