Cresce il credito al consumo degli italiani. Si attesta su un valore medio di 380 euro la rata pro capite che mensilmente viene sostenuta, ma è il valore globale del credito al consumo che ha raggiunto livelli considerevoli: tenuto conto di tutti i settori merceologici, nell’ultimo anno il mercato ha segnato una crescita pari al 7,4%, sfiorando i 22 miliardi di euro complessivi. È quanto emerge dall’indagine condotta da Creopay, startup digitale nata circa due anni che si pone l’obiettivo di fornire soluzioni per migliorare il cash flow alle aziende che gestiscono un business basato su pagamenti ricorrenti.
La mappa del debito. In base allo studio effettuato dagli esperti di Creopay, l’indebitamento degli italiani, ossia le somme ancora da restituire, ammonta a 35 mila euro medi pro capite, con punte di 48 mila euro a Roma e di 52 mila euro a Milano. Per quanto riguarda le motivazioni da cui scaturisce il credito, il 44% si indebita per comprare casa mentre il 32% lo fa per l’acquisto di beni durevoli, quali automobili ed elettrodomestici. Da rilevare che una quota pari all’8% si indebita per riuscire a sostenere le spese sanitarie. Creopay evidenzia che si registra, comunque, una prevalenza di prestiti di importo inferiore ai 5 mila euro, che rappresentano ben il 46% del totale.
Dati che sono in linea con quanto rilevato dall’Osservatorio sul credito al dettaglio curato da Crif, che nel 2019 ha registrato un aumento complessivo del numero di richieste di finanziamento da parte delle famiglie italiane, stimolate da condizioni di offerta estremamente appetibili e da tassi di interesse ai minimi.
L’incremento è stato del 4,7% relativamente alla componente dei prestiti personali e dell’8,5% per i prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi. In particolare, hanno sostenuto il comparto i finanziamenti finalizzati erogati presso i punti vendita contestualmente all’acquisto dei beni/servizi, grazie al trend dei finanziamenti finalizzati auto/moto e alla crescita a doppia cifra degli altri finanziamenti finalizzati, destinati all’acquisto di beni quali elettrodomestici, elettronica di consumo, arredo, impianti «green» e beni per l’efficientamento energetico delle abitazioni private. In materia, Mister Credit, linea di servizi per il consumatore realizzata da Crif, ha realizzato uno studio sull’utilizzo del credito da parte degli italiani nel primo semestre 2019, partendo dall’analisi dei dati disponibili in Eurisc, il sistema di informazioni creditizie gestito da Crif che raccoglie i dati relativi a oltre 85 milioni di posizioni creditizie. Dalla lettura di tale mappa del credito (si veda la tabella in pagina) si rileva che la rata media mensile pro capite diminuisce scendendo da Nord a Sud lungo lo Stivale, in evidente rapporto proporzionale con il reddito mensile disponibile nelle diverse aree territoriali.
Cattivi pagatori. Sono 16 milioni gli italiani che, attualmente, risultano segnalati ai sistemi di informazione creditizia in quanto non sono stati in grado di restituire, entro le scadenze stabilite, gli importi concessi da una banca o da una società finanziaria. Dal focus condotto da Creopay emerge che il 19% degli italiani paga in ritardo mentre il 3% non paga affatto. Però, nel 95% dei casi il debitore sarebbe disposto a pagare ma non è in grado di farlo perché sino a oggi mancano sul mercato soluzioni «customer – centric», ossia strategie il cui fine è quello di allineare prodotti e servizi alle esigenze dei clienti. «Fino a oggi sono mancate soluzioni automatiche che avrebbero permesso di gestire la singola complessità dell’insieme collezionando dati, strutturando informazioni, pianificando azioni e operando scelte in modo agile», commenta Antonello Fontanelli, fondatore di Creopay, «il baratro della saturazione della capacità di spesa del ceto medio è, dunque, sempre più vicino: una situazione che comporterà, da parte dei consumatori, la necessità di adottare efficaci metodi per controllare le spese ricorrenti rispetto alle proprie fonti di reddito, mentre da parte dei fornitori si rivelerà necessario offrire ai clienti l’opportunità di rateizzare anche i più semplici acquisti».
Rapporto debito/reddito moderato. Seppur al cospetto di tali scenari, in un contesto generale caratterizzato da un’imperante crisi economica, negli ultimi anni è rimasto comunque stabile e si è attestato su livelli «moderati» il rapporto tra debito e reddito delle famiglie italiane. A sostenerlo è la Bce nel suo bollettino economico. Secondo la Banca centrale europea, l’indebitamento aggregato delle famiglie è sensibilmente cresciuto nell’area euro tra il 2002 e il 2010, con un incremento particolarmente marcato in Spagna. Negli anni a seguire, il rapporto debito/reddito delle famiglie ha subito una graduale moderazione prima di stabilizzarsi, come sottolinea la Bce, a metà del 2019, su livelli prossimi a quelli registrati alla fine del 2007. Nello specifico, in Spagna l’indebitamento delle famiglie è diminuito in misura significativa, in Francia il rapporto debito/reddito delle famiglie ha continuato ad aumentare gradualmente negli ultimi anni, in Germania l’indebitamento delle famiglie è costantemente diminuito fino al 2016, prima di aumentare in misura marginale.
La spada di Damocle del debito pubblico. Ma sulla testa di ogni italiano è ancora una volta il debito pubblico a pendere pericolosamente. In un anno il debito pubblico è cresciuto di quasi 30 miliardi, infatti secondo i recenti dati pubblicati da Bankitalia è passato dai 2.380,6 miliardi del 2018, pari al 134,8% del pil, a 2.409,2 miliardi alla fine del 2019. Le associazioni dei consumatori hanno espresso la propria preoccupazione per i livelli sempre più elevati che raggiunge il debito pubblico. «Considerato che in Italia ci sono 26.081.199 famiglie, è come se ogni famiglia avesse 92 mila euro di debito, 92.375 euro per la precisione», ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, analizzando i dati.
Antonio Longo, ItaliaOggi Sette