Le ricercatrici sono riuscite a isolare la causa dell’epidemia
LE RICERCATRICI DELLO SPALLANZANI, TRE DONNE DEL SUD
(di Cesare Lanza per Il Quotidiano del Sud) Tre ricercatrici italiane sono riuscite a isolare il nuovo coronavirus, passo fondamentale per sviluppare terapie e possibile vaccino. La più giovane di loro è Francesca Colavita, 30 anni, in squadra da quattro, originaria di Campobasso. Allo Spallanzani ha un contratto a tempo determinato in scadenza a novembre 2021. Durante l’epidemia di Ebola è partita diverse volte per la Liberia e la Sierra Leone, dove ha partecipato a progetti di sicurezza e cooperazione al termine dell’emergenza. Allo Spallanzani era lei di turno quando il coronavirus si è infine lasciato isolare: «Che emozione, è stato meno difficile del previsto». La ricercatrice di Campobasso che ha contribuito a isolare il coronavirus allo Spallanzani di Roma, è stata finalmente assunta. L’Istituto nazionale per le malattie infettive ha infatti chiesto all’Azienda sanitaria regionale del Molise, ottenendo il nulla osta,di poter attingere alla graduatoria dei vincitori e idonei al concorso pubblico per titoli ed esami perla copertura di un posto di dirigente Biologo della disciplina di Microbiologia e Virologia: la giovane è collocata al 17mo posto».
ASSUNTA FRANCESCA COLAVITA UTILIZZATA COME PRECARIA
L’Istituto Spallanzani ha chiesto di poter procedere all’assunzione«in considerazione della vocazione per la ricerca piuttosto che per l’assistenza, nonché per la lodevole attività professionale che ha assicurato nell’ambito dell’emergenza sanitaria attuale di rilevanza nazionale e internazionale». Il coronavirus Covid-19 in Italia era stato isolato all’Istituto Spallanzani di Roma il 2 febbraio scorso, a 48 ore dalla scoperta del contagio della coppia di turisti cinesi tuttora in terapia intensiva nell’ospedale romano. Il team delle scienziate è tutto al femminile: la direttrice del laboratorio di Virologia dell’Istituto è Maria Capobianchi che con Concetta Castilletti e Francesca Colavita ha lavorato senza sosta per raggiungere in tempo record il risultato.
DA PROCIDA, RAGUSA E CAMPOBASSO ALLA SCOPERTA DEL CORONAVIRUS
La notizia,resa pubblica dal ministro della Salute Roberto Speranza, sta facendo il giro del mondo: l’Ospedale Spallanzani di Roma ha isolato il coronavirus, il virus che ha già provocato più di morti e che sta tenendo in apprensione l’intera popolazione mondiale.La scoperta italiana sul coronavirus sarà messa a disposizione della comunità internazionale. Il team a cui si deve questo straordinario risultato è composto da Maria Rosaria Capobianchi (virologa originaria di Procida), da Concetta Castilletti (dottoressa di Ragusa) e da Francesca Colavita (ricercatrice precaria molisana), tre donne del Sud Italia. Maria Rosaria Capobianchi, nata a Procida 67 anni fa, laureata in scienze biologiche e specializzata in microbiologia, è la direttrice del Laboratorio di Virologia.
GIAMPIERO MUGHINI E D’AMICIS INSIEME PER PARLARE DI CALCIO
Giampiero Mughini e Carlo D’Amicis, due terroni doc, sono stati proposti fianco a fianco giovedì 13 al Caffè delle Esposizioni, a Roma,per dialogare sui rispettivi libri e sui temi che hanno in comune. Primo tra tutti il calcio, che è nello stesso tempo una passione sfrenata di Mughini tifoso della Juventus, e subdola ossessione per il protagonista dell’ultimo romanzo di D’Amicis, Il ferroviere e il golden gol.
MA ANCHE DI AMORE PER I LIBRI E DI CRONACHE DELL’ITALIETTA
Si è parlato anche dell’amore per libri (Mughini è un raffinato bibliofilo, D’Amicis autore di “Fahrenheit” e “Quante Storie”), di politica, di costume, di spettacolo e di tutte le altre facce di un’Italia troppo spesso Italietta. Giampiero Mughini, tra il 2005 e il 2006, la raccontò in una serie di brevi editoriali per “Il Foglio”, ora ripubblicati in volume con l’emblematico titolo di Uffa (Marsilio). Un dialogo libero come il pensiero di questi due autori, capaci di muoversi tra amarezza e ironia senza perdere di vista la curiosità quasi infantile per ogni espressione dell’essere umano. Giampiero Mughini (Catania, 1941), è un narratore delle vicende politiche e sociali del nostro paese (Addio compagni, 1987; Gli anni della peggio gioventù, 2009; Addio gran secolo dei nostri vent’anni, 2012): è stato tra i fondatori del«Manifesto», ha collaborato con «L’Europeo», «Panorama», «il Giornale» di Montanelli, «Libero», «Il Foglio». Dalla fine degli anni ottanta si è distinto come opinionista sul piccolo schermo. Per Marsilio ha pubblicato Era di maggio. Cronache di uno psicodramma (2018) e A via della Mercede c’era un razzista. Lo strano caso di Telesio Interlandi (2019). Carlo D’Amicis (Taranto, 1964) vive e lavora a Roma. Tra i suoi romanzi: Escluso il cane (2006, pubblicato anche in Francia da Gallimard), La guerra dei cafoni (2008, selezione premio Strega), La battuta perfetta (2010), Quando eravamo prede (2014) e Il gioco (2018, finalista al premio Strega). Da La guerra dei cafoni è stato tratto il film omonimo di Davide Barletti e Lorenzo Conte. È tra gli autori dei programmi “Quante storie” (Rai3) e Fahrenheit (Radio3).