Azimut prevede di chiudere il 2019 con il miglior utile netto consolidato della storia del gruppo, compreso fra i 360 e i 370 milioni di euro, triplicato dal 2018. Nel 2019 il gruppo ha registrato una raccolta netta di 4,6 miliardi, portando così il patrimonio complessivo a superare i 59 miliardi di euro (contro i 50 miliardi a piano e +16% rispetto a fine 2018). Anche alla luce di questi risultati, il gruppo stima, in condizioni di mercato normali, un utile netto per il 2020 di almeno 300 milioni rispetto al range 250-300 mln indicato durante l’Investor Day del 4 giugno 2019. Pietro Giuliani, presidente del gruppo, commenta: “Nel 2019 abbiamo generato una performance media netta al cliente migliore del mercato e pari a circa il +8,5%. Non c’è modo migliore per festeggiare i 30 anni di storia di Azimut raggiungendo con successo, per la terza volta consecutiva, tutti gli obiettivi previsti dal piano quinquennale”. Azimut non anticipa quale sarà la proposta di dividendo, limitandosi ad affermare che le cedole cumulate distribuite agli azionisti nei 5 anni del piano 2015-2019, includendo quanto verrà proposto al Consiglio di Amministrazione di Azimut Holding S.p.A., convocato per il 5 marzo 2020, saranno pari ad almeno 7,8 euro per azione. £Considerando tale proposta di dividendo, la media del payout complessivo nei 5 anni sarà superiore al 90% circa, superando ampiamente il target previsto da piano, ed equivalente ad un rendimento medio cumulato del 44%. Con questo risultato Azimut ha raggiunto tutti i target indicati nel business plan quinquennale per la terza volta consecutiva dal 2004.
Il target di 300 milioni per il 2020, si afferma “sarà raggiungibile grazie a una crescita su tutte le linee di business: la distribuzione in Italia, i prodotti alternativi e le attività estere. Prosegue inoltre il progetto sugli investimenti alternativi, con 1 miliardo di euro di masse sui prodotti di private markets. In aggiunta, è ufficialmente partito il collocamento del fondo Italia 500, realizzato in collaborazione con P101 Sgr, che sarà un fondo comune di investimento alternativo chiuso e non riservato, la cui durata sarà di 10 anni, con un importo minimo di sottoscrizione di 5 mila euro. Le aziende target sono startup con un fatturato sino a 5 milioni di euro e Pmi con sede prevalentemente in Italia, operanti su tecnologie, prodotti e/o servizi riferibili ai settori industriali e digitali, con un fatturato compreso tra i 5 e 50 milioni di euro”.