Finisce un’era all’Opera. Gavino Sanna svela i segreti degli spot di successo
PORTO TORRES, GAVINO SANNA AL TRIONFO NELLA PUBBLICITÀ

(di Cesare Lanza per Il Quotidiano del Sud) Gavino Sanna (26 febbraio 1940, Porto Torres), creativo,autore di diverse campagne pubblicitarie,è stato intervistato da Stefano Lorenzetto, per il Corriere della sera: Com’è arrivato a essere viticoltore?«Un bel giorno,qualche anno fa, mi stavo facendo la barba. Chiamo Lella, mia moglie, e le dico: oggi sento i miei partner americani e vendo tutto. Detto, fatto. Il vino è la mia attività dal 2004. Pensi che nella mia famiglia nessuno beveva. E io sono astemio. Tutto da solo, ho disegnato la bottiglia, il logo e ideato gli slogan per il lancio, un vero atto d’amore per la Sardegna. Così, nel Sulcis, è nata Cantina Mesa». Sanna ha poi parlato del suo cliente Barilla. «Andai a Parma a conoscere Pietro e i figli. Lui mi portò in un piccolo ufficio. Mi disse: vede, questo non è solo il marchio dellapasta, ma il nome della mia famiglia, ne tenga conto. È stato il brief più bello della mia carriera. Proposi un film di 90 secondi. Un distinto signore dalla stazione centrale di Milano viaggia per tornare in famiglia.In tavola trova pacchi di pasta. Dove c’è Barilla c’è casa, lo slogan.Tutto sbagliato, mi sgridò Pietro. Una settimana dopo si scusò: Gavino, è un capolavoro». Motivo? «Barilla faceva le vacanze a Cortina e il suo migliore amico era Indro Montanelli. Che un giorno lo incontrò: ho visto il tuo spot, caro Pietro, è davvero bellissimo. Arrivò la bambina che torna a casa con il gattino e mette il fusillo in tasca a papà. Fioccarono i premi».
ELEONORA ABBAGNATO LASCIA A 42 ANNI, È LA REGOLA DI PARIGI

Eleonora Abbagnato, ballerina (30 giugno 1978, Palermo): per lei si chiude un ciclo, andrà in pensione a 42 anni, limite della carriera a Parigi sia per le donne che per gli uomini.Intervistata da Valeria Cappelli, ha detto: «Sì, è l’età giusta per salutare il pubblico parigino, anche se molti di noi sono così in forma che potrebbero andare avanti fino a 45 anni. In questi giorni, i ballerini dell’Opéra stanno scioperando contro la riforma nazionale delle pensioni: come potrebbero continuare a danzare fino a 65 anni?». Tra i momenti indimenticabili che la legano a Parigi quale le sta più a cuore? «Ricordo l’emozione che ho provato quando Pina Bausch mi scelse per la sua Sagra della Primavera. Avevo 18 anni ed ero nel corpo di ballo: fu un fatto rivoluzionario perché Pina non rispettò la gerarchia interna della compagnia e scelse in base alla personalità dei danzatori».
PIERA CARLOMAGNO CRONISTA E SCRITTRICE DI NOIR ITALIANO

Piera Carlomagno, nata a Salerno, giornalista professionista, scrive per “Il Mattino” di Napoli e cura la comunicazione per alcuni enti. Con ‘Edizioni Cento Autori’, nel 2012, ha pubblicato il giallo “Le notti della macumba”, già finalista al Premio Alberto Tedeschi del Giallo Mondadori. Nel 2013 ha vinto il Terzo Premio Carlo Levi della Fondazione Giorgio Amendola di Torino con il racconto “L’elettore”. È presidente dell’associazione letteraria noir “Porto delle nebbie”. È laureata in Lingua e letteratura cinese e ha tradotto un’opera teatrale del Premio Nobel Gao Xingjian.
LA FAVOLOSA ESTATE DI MORTE L’ULTIMO IMPERIOSO SUCCESSO

Nella chiesa di Sant’Antonio Abate a Padula (Salerno) ha presentato di“Una favolosa estate di morte”(Rizzoli) Giulia Cassini ha scritto su Il ‘Secolo XIX’: «Un male antico nascosto nella “città di pietra” è il terreno su cui poggia l’ultimo noir di Piera Carlomagno per Nero Rizzoli, un testo ricco di sentimenti, di consuetudini, di storia… Le protagoniste in senso lato del libro sono principalmente due: la terra di mezzo compresa tra Matera e Potenza e l’anatomopatologa Viola Guarino. Abilissima nel leggere la scena del crimine, ha un sesto senso prodigioso,non a caso la chiamavano “Strega” perché si vestiva solitamente di nero come la nonna Menghina, la lamentatrice funebre meglio pagata di tutta la Basilicata, e perché, di stranezze, se ne intende. La scena del crimine è cruda, con due personaggi trovati nei calanchi vicino Pisticci: una bellissima ragazza, Floriana Montemurro, figlia di un notaio e di una imprenditrice con la fama da ribelle, e Sante Bruno, architetto con le entrature che contano. Una coppia di amanti che fa presagire un mistero tra vecchi rancori e speculazioni.Capita abitualmente nei noir europei che conducano permano il lettore alla pancia delle città, tra le strade: anche qui si indaga tra gli “antichi Sassi”… Come si legge tra le pagine,è “una città che è un paese, che ha l’identità di una piccola comunità del Sud Italia, con quei ritmi, quel paesaggio, quella stessa direzione obliqua negli sguardi degli abitanti”. Nelle intenzioni della scrittrice Piera Carlomagno è un paesaggio che cattura il calore e non lo restituisce, Matera è lentezza di parole e movimenti… “Ero sempre tra avvocati, magistrati – confessa l’autrice –, e la sera scrivevo da giornalista,da cronista di giudiziaria.Mi appassionavo, dal ritrovamento del cadavere alla storia delle vittime. Ho iniziato a scrivere per questo. Sono passata dalla logica, dagli interrogatori, all’indagine moderna, al lavoro sulle tracce, all’opera della scientifica”.In “Una favolosa estate di morte” le domande sono “labirinti che non portano da nessuna parte”. Si trovano la leggenda del “fattore-lupo” e il segno di un rito d’iniziazione,cioè il santino bruciato di San Michele Arcangelo. Un mosaico complesso, un’opera corale dove lo sviluppo della trama gialla è sorprendente fino alla fine».