Secondo l’ultimo Rapporto dell’Osservatorio sulle competenze digitali la richiesta di profili specializzati in ICT è salita del 27% nel 2018.
Un trend destinato a salire e dove permane la carenza di offerta di lavoro rispetto alle richieste delle aziende. Linkedln conferma
Belle lettere, latino, filosofia, storia moderna. Cari ragazzi scordatevi queste lauree o almeno affiancate ad esse la conoscenza specialistica del digitale. Fate così se volete trovare un lavoro subito e se non volete fare i medici, i giudici, gli infermieri ecc. E’ il consiglio seppur velato, che arriva dall‘Osservatorio delle Competenze Digitali nel suo ultimo rapporto per il 2019. Un consiglio dunque che giunge da tutte quelle imprese che stanno spingendo sull’innovazione e che monitorano il mercato del lavoro. E forse non hanno tutti i torti, anche se bisogna dire che oltre al digitale è anche sulle soft skill che premono, abilità diciamo personali, che includono la capacità di risolvere velocemente i problemi, la flessibilità del ragionamento, la sveltezza e fluidità nel comunicare. Soft skill che a ben vedere hanno poi molti punti in comune proprio con materie come il latino o l’elaborazione e comprensione dei testi. Ma tant’è è così che va il mondo e che il digitale occupi ormai i pensieri delle aziende (e dei consumatori) è noto.
L’Osservatorio arriva alla conclusione che se si vuol lavorare subito è bene buttarsi sul digitale. Lo ha fatto osservando le ricerche di lavoro del 2018. Tutte quelle che circolano sul web. E la conclusione non fa che dargli ragione: gli annunci di lavoro per le professioni ICT sono cresciuti del 27% rispetto al 2017, superando quota 106 mila. Un bel numero, anche se di questi posti ne è rimasto inevaso un numero altrettanto rilevante. I candidati giusti non si sono trovati, tanto che viene stimata la mancanza di 5mila laureati. La distanza tra domanda e offerta di lavoro dunque continua e forse peggiora.
Una ogni due posizioni vacanti (il 46%) è relativa agli sviluppatori software, i cosiddetti developers, Tant’è che in alcune piattaforme web il 30% delle posizioni relative ai programmatori arrivano a rimanere inevase per oltre due mesi. Nessun candidato. Più o meno lo stesso accade per i digital consultant (più di 12mila vacancy) e per i digital media spacialist. E qui parliamo dell’oggi. Ci sono poi nuove professioni altamente specialistiche che si stanno affacciando e di cui già si registrano 4.500 posti vacanti. Sono Artificial intelligence specialist, Big data specialist, Blockchain specialist, Cloud computing specialist, Iot specialist, Mobile e Robotic specialist.
A richiedere gli specialisti del digitale sono soprattutto le aziende del Nord-Ovest (45%), meno nelle altre aree territoriali. E che studiare da esperto digitale paghi lo confermano anche le retribuzioni: nelle aziende di informatica ed elettronica le retribuzioni dei quadri hanno segnato un più 4,4% e quelle degli impiegati più 2,7% se comparate alle retribuzioni in generale. Che stagnano da un po’ in Italia. E se le aziende lamentano di cercare laureati in ICT senza trovarne molti è pur vero che le immatricolazioni sono in aumento, soprattutto tra le donne (le immatricolazione al femminile sono in crescita del 29% nel Nord Ovest).
Una tendenza sulle offerte di lavoro confermata anche da Linkedln, la rete professionale online più grande del mondo, che in una sua ricerca, la prima nel suo genere resa pubblica in questi giorni, spiega come 7 lavori su 10 siano legati allo sviluppo di software e alla gestione dei dati informatici in ambito business. Tra i lavori emergenti in Italia Linkedln mette al primo posto la figura del Data protecnion officer, legato alla sicurezza, seguito dal Saleforse consultant e dal Big data developer. E se le digital skill sono sempre più ricercate nel mercato del lavoro italiano, purtroppo conclude Linkedln, gli aspiranti lavoratori italiani sono ancora impreparati. Continua la distanza tra domanda e offerta.
Repubblica.it