Dal primo gennaio dell’anno prossimo, se tutto filerà per il verso giusto, gli italiani potranno partecipare alla “lotteria degli scontrini”. Al momento di un acquisto, dovranno comunicare il loro codice fiscale alla cassa ed entreranno così di diritto tra i concorrenti per accaparrarsi 48 milioni di euro in premi. La stragrande maggioranza di questo gruzzolo (45) sarà destinata a chi pagherà in modo elettronico, cioè con le carte. Per questi la possibilità di vincere è doppia.
Servirà contro l’evasione fiscale? Questa domanda se la sono posta i ricercatori dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica di Milano, diretto da Carlo Cottarelli. La premessa è netta: non esiste un incentivo fiscale, come una detrazione o deduzione, che sia più conveniente di evadere. Per rendere appetibile l’offerta, lo Stato dovrebbe pareggiare almeno l’incidenza delle tasse (cioè dell’Iva).
Ciò detto, si può far leva sull’istinto dell’azzardo per cercare di far emergere le transazioni. Il progetto della lotteria non è una novità, a livello internazionale. A Malta, ricordano dall’Osservatorio, è in vigore dal 1997, in Portogallo dal 2014, in Slovacchia dal 2013, la Cina nel 1998 ha avviato un progetto pilota nelle metropoli di Pechino, Shangai e Tianjin. Il Brasile nel 2006 ha introdotto una lotteria fiscale che è in vigore ancora oggi. Per provare a valutarne l’efficacia, gli studiosi si sono concentrati su quanto visto in Brasile, Cina e Portogallo.
Nello Stato di San Paolo, ad esempio, “nei primi quattro anni dall’introduzione, l’importo delle vendite registrate e delle ricevute fiscali aumentò del 3 e del 7 percento rispettivamente dopo la prima segnalazione sull’apposito portale” e “ci fu un aumento di circa il 21 per cento dei ricavi registrati nella vendita al dettaglio rispetto a quella all’ingrosso. Al netto degli sconti fiscali e del montepremi allocati, il gettito Iva aumentò del 9.3 per cento”. Resta difficile circoscrivere questi effetti positivi a quella misura, considerando che era parte di un pacchetto più ampio. Stesso discorso per il Portogallo, che ha sperimentato negli anni della sua lotteria un miglioramento sull’evasione stimata, ridotta dal 14 al 10 per cento. In Cina si è arrivati addirittura a identificare una crescita del gettito Iva del 21,5 punti per cento nelle zone interessate dalla sperimentazione, rispetto a quelle limitrofe che non partecipavano al programma.
Nel complesso, dunque, “il quadro è positivo, anche se l’impatto di simili lotterie è difficile da quantificare esattamente perché spesso sono state introdotte insieme ad altre misure anti-evasione. È chiaro che una singola misura come la lotteria non risolverà il problema dell’evasione in italiana”, chiosa l’osservatori. Ma visto il costo irrisorio della sperimentazione (53 milioni sommando ai premi le spese di funzionamento) non è peregrino sperare che “possa essere facilmente superato dal potenziale recupero di gettito”.
Repubblica.it