Il tasso di crescita è in media del 2% all’anno. I liberi professionisti in Italia sono ormai 1,4 milioni e rappresentano il 6,1% degli occupati. Nei nove anni tra il 2008 e il 2017 il numero di coloro che esercitano una libera professione è aumentato del 21%. La tendenza emerge da un rapporto dell’ufficio studi di Confcommercio, che evidenzia le trasformazioni in atto nel settore delle nuove professioni. Nel decennio oggetto dell’analisi free lance e professionisti indipendenti non iscritti ad albi o ordini sono aumentati del 62%, rappresentando ormai un totale di circa 370 mila occupati. «Un’evoluzione occupazionale molto positiva — racconta il direttore dell’ufficio studi Mariano Bella – alla quale, però, non segue un analogo andamento del reddito medio pro capite». L’osservazione di Bella è confermata dai numeri del rapporto che segnalano nell’arco del periodo 2008-2017 una riduzione del 24,5% del reddito medio (paria a circa 16.700 euro) ottenuto attraverso una libera professione.
Potere d’acquisto
Nell’elenco delle attività non iscritte ad albi o ordini rientrano figure come, per esempio, guide turistiche, amministratori di condominio, consulenti tributari, informatici, wedding planner, designer, grafici, formatori, consulenti di management. Dall’analisi di Confcommercio emerge che considerando anche l’inflazione, il potere d’acquisto delle nuove professioni è diminuito di oltre un terzo dal 2008. «Anche in anni difficili le professioni sono state dunque uno sbocco e una prospettiva concreta di occupazione nel settore dei servizi. E sono strategiche non solo per la crescita quantitativa, ma anche per la crescita qualitativa del terziario, e in generale dell’economia italiana», osserva il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.
La manovra secondo Sangalli
La presentazione dei dati sull’identikit e l’evoluzione del mercato delle nuove professioni per Sangalli è l’occasione per riassumere cosa pensa della legge di Bilancio. Alla premessa di apprezzamento per avere sterilizzato l’aumento dell’Iva segue la convinzione che sia necessario «un intervento coraggioso sul fronte della spesa pubblica, che va riqualificata per liberare risorse da destinare agli investimenti, dalle infrastrutture, all’innovazione, alla sostenibilità». Il presidente di Confcommercio lo dice in modo netto:«Ci sono decine di miliardi di risorse, europee e nazionali, già disponibili e che andrebbero trasformate in cantieri aperti ed in opere utili, realizzate in tempi ragionevoli. Ecco, per noi questo resta il primo punto dell’agenda di lavoro della buona politica e della buona amministrazione», ha aggiunto.
Andrea Ducci, Corriere.it