Le autonomie regionali non dividono gli imprenditori dei capoluoghi di Puglia e Lombardia. Un accordo di collaborazione è stato, infatti, sottoscritto ieri a Bari dal presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi, e dal presidente di Confindustria Bari Barletta-Andria-Trani, Sergio Fontana, alla presenza del ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, invitato a Bari dagli imprenditori a discutere di regionalismo differenziato. Il protocollo d’intesa ha l’obiettivo di creare una sinergia fra le due associazioni imprenditoriali e le rispettive aree di specializzazione per dar vita a iniziative e progetti comuni per favorire accordi produttivi o commerciali tra le aziende dei rispettivi territori. Con questo accordo – ha detto Sergio Fontana – vogliamo dimostrare che Nord e Sud non hanno interessi contrapposti, ma comuni. In economia infatti le imprese meridionali e settentrionali sono molto spesso partner d’affari e non semplicemente concorrenti. L’autonomia differenziata potrebbe favorire queste partnership e rappresentare un vantaggio per le nostre aziende se saprà diventare sinonimo di semplificazione, efficienza e responsabilità della politica nei confronti dei cittadini. Sarà invece un errore se non supererà il criterio della spesa storica nel distribuire le risorse, perché aggraverebbe gli squilibri territoriali. “Il nostro ruolo di imprenditori e la nostra responsabilità di ceto dirigente oggi ci impone di mettere a fattor comune le esperienze e le competenze delle nostre Associazioni – ha detto Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda – Anche se geograficamente lontani, quella della collaborazione è la giusta strada per affrontare le sfide della crescita e della competitività comuni ai nostri territori. Il punto di partenza, per noi imprenditori, è che bisogna considerare l’impresa il vero insostituibile fattore dello sviluppo: se cresce e non è ostacolata, si creano lavoro, reddito e coesione sociale. E in questa prospettiva il divario che deve catalizzare la nostra attenzione non è quello Nord-Sud, ma piuttosto quello fra l’Italia e il resto d’Europa e fra l’Europa e il resto del mondo. Dobbiamo pensare a una rivoluzione di paradigma, la ripartenza del Sud è quella dell’Italia”.