La corsa al 5G delle potenze mondiali non è ancora finita che la Cina è andata già oltre, pronta a lanciarsi in un nuova lunga sfida: il 6G. Le autorità di Pechino hanno dato ufficialmente inizio al programma di ricerca sulle reti di sesta generazione, istituendo due gruppi di lavoro che dovranno porre le basi per lo sviluppo della nuova tecnologia. Lo ha annunciato con una nota il ministero della Scienza e Tecnologia, raccontando di una riunione a cui hanno partecipato esperti e rappresentanti dello stato per delineare il percorso tecnico da seguire.
Solo una settimana fa, i tre operatori statali cinesi hanno reso disponibili ai consumatori i servizi supportati dalle reti 5G, attivando così la più grande rete al mondo di quinta generazione. China Mobile, China Telecom e China Unicom hanno presentato al pubblico dei piani tariffari che partono da 128 yuan (16,61 euro) per 30 Gb di traffico dati al mese, consentendo così ai consumatori dotati di smartphone 5G di sfruttare le potenzialità della rete super veloce. Ora, su spinta dell’esecutivo di Pechino, è partito un tavolo di consultazione per prepararsi al futuro che verrà, con due team che dovranno supervisionare tutto il processo di studio e sviluppo delle future reti di comunicazione. Il primo è composto da diversi dipartimenti governativi, con l’incarico di promuovere la realizzazione del 6G; il secondo è formato da 37 esperti provenienti dal mondo dell’università, della ricerca scientifica e delle imprese, che dovranno fornire consigli tecnici per le principali decisioni che il governo prenderà in materia.
Certo, non è ancora chiaro cosa si potrà fare con il 6G, i costi o i ritorni economici. Lo ha ribadito lo stesso vice ministro Wang Wei, secondo cui l’attuale ricerca globale su questa tecnologia è ancora nella fase iniziale dell’esplorazione e gli scenari applicativi non sono definiti. Eppure, la sola idea già scalda gli animi, alimentando tensioni con gli altri partecipanti di questa gara. Un esempio sono le parole, o meglio i tweet, del presidente Usa Donald Trump, che lo scorso febbraio aveva esortato le aziende ad aumentare gli sforzi e a non rimanere indietro: “Io voglio la tecnologia 5G, e anche 6G, negli Stati Uniti il prima possibile. Non c’è alcuna ragione per cui dovremmo rimanere indietro”, si legge sul suo profilo Twitter. Proprio le reti di quinta generazione sono ormai considerate come un’innovazione tecnologica imprescindibile per spingere la crescita economica di un paese: un’infrastruttura tech che cambierà il nostro modo di lavorare, comunicare, vivere, grazie a una migliore connessione e una maggiore potenza di trasferimento dei dati. E sul 5G si sta consumando il grande scontro tra Washington e Pechino, che si è articolato attorno alla guerra dei dazi e alle critiche americane al colosso cinese di Huawei, uno dei più grandi fornitori di servizi e sistemi di telecomunicazioni a livello globale, accusato di fornire tecnologia non sicura. In più occasioni Donald Trump ha esortato gli alleati europei a diffidare della componentistica cinese, per i rischi di attacchi informatici e operazioni di cyberspionaggio. E ha inserito il gigante di Shenzhen nella “Entity list“, una lista nera che impedisce l’azienda asiatica di rifornirsi dalle imprese americane delle parti e componenti di cui ha bisogno. Ma le autorità cinesi hanno sempre risposto per le rime, rigettando le critiche della Casa Bianca e parlando addirittura di una “guerra fredda tecnologica” in atto. E queste tensioni non hanno fermato Huawei, che è riuscita a chiudere 60 contratti commerciali per il 5G con diversi operatori nel mondo.
Nel corso di quest’anno, la Corea del Sud e gli Stati Uniti avevano annunciato il primo lancio commerciale del 5G in aree limitate. E intanto altri paesi nel mondo stanno facendo le corse per implementare le reti di quinta generazione sul suolo nazionale, in modo da velocizzare il traffico dati (il 5G dovrebbe garantire una velocità circa 20 volte superiore al 4G) e sviluppare quell’infrastruttura in grado di supportare in modo sempre più efficiente nuove tecnologie come le auto a guida autonoma e la realtà aumentata.
Ma con il via ufficiale degli operatori cinesi la scorsa settimana, sembra che la più grande rete di quinta generazione disponibile per i consumatori sia attiva in Cina secondo alcuni analisti. E questa comprende ben 50 città, tra cui Pechino e Shanghai, grazie a 86 mila stazioni 5G già in funzione: l’obiettivo, si legge in un comunicato, è attivarne più di 130 mila entro la fine dell’anno. Un sviluppo capillare che fa impensierire Washington. Che dovrà vedersela presto con la nuova sfida del 6G lanciata dall’altro lato del Pacifico.
Marco Cimminella, Business Insider Italia