Legge, ascolta e parla grazie alle nuove tecnologie di Google
Lo smartphone può leggere, ascoltare e parlare al posto nostro: grazie all’intelligenza artificiale, per esempio, può trascrivere in tempo reale le parole del nostro interlocutore, leggere ad alta voce lo schermo, sottotitolare un video riprodotto sul telefono o amplificare i suoni filtrando i rumori. Tutto questo grazie alle nuove funzioni sviluppate da Google per migliorare l’accessibilità dei dispositivi Android per le persone disabili, tecnologie pronte però a cambiare la vita di tutti.
“L’accessibilità è un diritto umano: il cuore della nostra missione non è solo rendere accessibili i prodotti, ma l’esperienza del web e del mondo, per rendere i disabili più autonomi e migliorare la loro interazione con le persone vicine”, ha sottolineato in un evento a Milano Brian Kemler, responsabile della piattaforma Accessibilità di Google. Presente anche la giovane Geneviève Pedrini, ipovedente dalla nascita, ormai nota al grande pubblico come campionessa paralimpica di slalom gigante e violoncellista appena laureata con una tesi in Musicologia dedicata all’accessibilità.
“Grazie alla tecnologia ora posso fare cose che un tempo pensavo impossibili – ha spiegato – posso muovermi in autonomia percorrendo anche strade sconosciute, posso navigare in Internet e postare contenuti sui social da sola, posso lavorare meglio grazie ai lettori dello schermo. Ci sono ancora molte criticità, ma l’approccio delle aziende che sviluppano questi prodotti sta cambiando”.
E da una esperienza personale, può nascere una nuova tecnologia. E’ la storia di Lorenzo Caggioni, sviluppatore di Google Italia. Ha creato un pulsante che si chiama ‘Diva‘ (Diversely assisted) e facilita l’interazione con l’assistente Google per usare la tv, il lettore musicale e i sistemi domotici. Presto sarà affiancato anche da un’app per inviare comandi semplificati dallo smartphone.
“Ho creato questo dispositivo per mio fratello Giovanni che è un grande appassionato di musica: ha 22 anni ed è affetto da sindrome di Down, non vede e non parla”, racconta Caggioni. “Volevo che potesse scegliere quando ascoltare la sua musica preferita in totale autonomia, usando gli stessi dispositivi che usiamo noi: anche questa è inclusività”. Così, due anni fa, ha iniziato a lavorarci sfruttando la politica del ‘20% time’ con cui Google permette ai dipendenti di impiegare il 20% dell’orario di lavoro a progetti personali. Ha così preso forma il prototipo del pulsante che ha vinto il concorso per idee innovative interno all’azienda, fino alla presentazione ufficiale avvenuta in primavera a Mountain View. “La cosa più bella – racconta Caggioni – è stato vedere Giovanni usare il pulsante per la prima volta: ora si diverte anche a fare dispetti ai miei figli, cambiando i cartoni alla tv”.
Ansa