I contenuti sono di Cnn e NewsCorp e se li vogliono gestire loro, su ogni supporto, secondo ogni modalità di consumo. Ecco perché l’emittente tv americana e il gruppo editoriale guidato da Rupert Murdoch hanno deciso non solo di pubblicare notizie su piccoli schermi e giornali ma, adesso, di aggregarle lanciando ciascuno una propria app. Esattamente quello che si sono messi a fare quasi tutti i grandi del web: Google con le sue News, Apple e Facebook. Per tutti l’attrattività è il tempo crescente che gli utenti internet, in parte anche lettori di attualità, spendono sui social o comunque online saltellando di sito in sito, tramite i motori di ricerca. Sul fronte news via app, i guadagni hanno varie forme, dalla pubblicità ai dati raccolti sugli utenti. Quindi, Cnn (gruppo At&t-WarnerMedia) e NewsCorp (cui fanno capo testate tra cui Wall street journal, The Times e The Sun) devono essersi chiesti: perché non farlo direttamente noi? Perché non lanciare applicazioni nostre?
Così Cnn sta definendo il progetto dal nome in codice NewsCo, app che riunirà non solo i contenuti dell’emittente tanto avversata da Donald Trump ma aperta pure ad altri gruppi editoriali. Tempistica e dettagli dell’operazione sono top secret. Andrew Morse, executive vice president & general manager di Cnn digital worldwide, ha lasciato solamente trapelare che gli editori che aderiranno a NewsCo verranno pagati. Dal punto di vista degli utenti, invece, al momento sono due i profili pensati: uno premium a pagamento ma senza pubblicità, un secondo gratuito ma con spot all’interno. Con o senza l’apporto di altri editori, Cnn ha comunque un brand talmente conosciuto e da tempo sul mercato che può contare sul richiamo delle sue inchieste, dei suoi conduttori, dei suoi corrispondenti in ogni angolo di mondo e infine può pescare in un archivio imponente.
Invece, nella decisione di NewsCorp di lavorare alla futura app Knewz, c’è un ragionamento economico ma anche un pizzico di politica. Secondo Murdoch, infatti, quest’ultima sarà l’occasione per alcuni giornali americani più piccoli, e incidentalmente tutti conservatori, di conquistare visibilità su internet. Testate finora penalizzate dai motori di ricerca alla Google, a favore dei più grandi (ed evidentemente più progressisti, secondo l’imprenditore) giornali. Knewz non remunererà gli editori aderenti all’iniziativa ma, a compensazione dei contenuti ceduti, consegnerà loro i dati raccolti sugli utenti. Anche in questo caso sono due le formule editoriali, una free e una pay, secondo le più recenti indiscrezioni in merito.
Già alcuni analisti del settore si erano interrogati sul perché gli editori tradizionali avessero lasciato tanto campo libero ai big del web, dimenticando che esisteva un precedente. Quello dei tedeschi di Axel Springer che, però, hanno deciso di abbinare la loro applicazione Upday al costruttore di cellulari Samsung. Adesso Upday è installata su circa 25 milioni di telefonini e vive d’inserzioni. Axel Springer (editore della Bild) medita addirittura di sganciarsi da Samsung e punta ai 50 milioni di smartphone con il nuovo prodotto Earli News. Sta di fatto (e qui è il passaggio cruciale) che Springer si è dapprima appoggiato a chi dispone dei supporti fisici dove, concretamente, approdano i lettori. Così come succede a Apple o, sui social network, a Facebook e a Google con il suo sistema che spazia dal motore di ricerca alla casella di posta elettronica. Questa è la vera differenza concorrenziale tra un editore singolo e i grandi del web, anche se finora sono stati pochi (specie in Europa) i tentativi degli editori di ritagliarsi un minimo di spazio. Recentemente, in Francia s’è registrato qualche nuova app con funzioni di rassegna stampa-edicola, ma quasi sempre su iniziativa di start-up hi-tech.
Marco A. Capisani, ItaliaOggi