Mellone racconta la ballata degli sconfitti di Taranto “Fino alla fine”
INSTAGRAM, FRANCESCA PASCALE DEBUTTA CON GRANDE CLAMORE
(di Cesare Lanza per il Quotidiano del Sud) Francesca Pascale (Napoli, 15 luglio 1985) apre Instagram, il primo post è un selfie su una panchina arcobaleno: «È il mese delle famiglie, di tutte le famiglie». Il primo passo – scrive Il Fatto – è quello che conta e che fa più rumore, specie se social. Quello di Francesca Pascale ancora di più. Un selfie seduta su una panchina color arcobaleno, un messaggio in favore del mese delle famiglie, «Di tutte le famiglie!», e cinque hashtag a sostegno dei diritti Lgbt. La compagna del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, nell’esordio su Instagram non ha usato giri di parole per esprimere le proprie idee.E lo ha fatto in un momento che non è passato inosservato.
LA COMPAGNA DI BERLUSCONI SI ESPRIME CON SCHIETTEZZA…
Ovvero il 19 ottobre, quando Berlusconi si trovava alla manifestazione del centrodestra, in piazza San Giovanni a Roma, sul palco insieme al leader leghista Matteo Salvini e a Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia. I quali non condividono esattamente le stesse idee. Sabato scorso poi, la Pascale ha voluto rimarcare tutto con un altro post. Sul proprio profilo IG ha pubblicato uno scatto insieme ad Alessandro Cecchi Paone, conduttore e presentatore tv dichiaratamente omosessuale e Antonello Sannino, ex presidente di Arcigay Napoli. Il testo di accompagnamento, anche qui, è un messaggio limpido:«Finché due uomini che si baciano fanno più scalpore di un uomo che picchia una donna, ci sarà sempre qualcosa in questo mondo per cui vale la pena combattere mettendoci la faccia!». Ma non solo i diritti civili, Francesca Pascale sui social ribadisce le proprie battaglie, dalla tutela dell’ambiente alla lotta in difesa dei diritti degli animali. Questi ultimi, appunto, sono tra i protagonisti di molti dei post in cui la Pascale sostiene pubblicamente diverse associazioni o rifugi in lotta contro la piaga del randagismo. Ogni giorno il profilo della compagna di Berlusconi acquista nuovi follower (oggi siamo a oltre 2100) e i commenti ai post più delicati si moltiplicano. Tanti apprezzano e sostengono l’impegno della Pascale, rivendicando la libertà, la difesa degli animali e l’idea di famiglia come nucleo dove domina l’amore, a prescindere del genere. Non mancano chiaramente gli oppositori, qualcuno che le chiede di convincere il “presidente” a cambiare rotta politica, altri che sottolineano che Salvini e la Meloni non apprezzeranno le sue parole. Ma nel suo impegno sociale, Francesca Pascale l’ha ribadito più volte: la politica non c’entra niente.
ANGELO MELLONE, IL ROMANZO DI UN GIORNALISTA DI TALENTO
Angelo Mellone (Taranto, 1973) è un giornalista e scrittore, dirigente del pomeriggio di Rai Uno. È stato editorialista e inviato di politica, cultura e costume per numerosi quotidiani nazionali. Autore e conduttore di programmi radiofonici e televisivi. Ha conseguito il dottorato in sociologia della comunicazione all’Università di Firenze e insegna Comunicazione politica presso la Scuola di giornalismo della Luiss “Guido Carli” di Roma. Ha pubblicato diversi saggi di analisi dei partiti e di comunicazione politica su riviste italiane e internazionali,tra cui il più recente “Dopo la propaganda” (2008), ma anche un racconto su Rino Gaetano apparso nell’antologia “Vite ribelli” (2007). I suoi scritti più recenti sono Il domani appartiene al Noi. Centocinquanta passi per uscire dal presentismo (con F.Eichberg, 2011), Addio al Sud. Un comizio furioso del disamore (2012) e, con Marsilio, AcciaioMare.
LA BALLATA DEGLI SCONFITTI IN UNA TARANTO COMMOVENTE
Alla Mondadori Duomo di Milano presentazione di Fino alla fine di Angelo Mellone (Mondadori) Goffredo Buccini ha scritto sul Corriere della Sera: «È la ballata degli sconfitti. Corale e commovente, caotica e distopica. Per il suo quarto romanzo, Angelo Mellone decide di rischiare l’osso dell’anima e di fare i conti della vita giocando su due tavoli…»“ Fino alla fine”(Mondadori), che è titolo ma anche promessa, impegno di non mollare almeno stavolta, dopo tante fughe e tanti compromessi a perdere. Al primo tavolo l’autore piazza “il Mostro”, la cornucopia di quattrini e miasmi, fonte di progresso e dolore: l’immenso impianto siderurgico (Italsider, poi Ilva) che sessant’anni fa un’Italia ebbra di industrialismo decise di impiantare sullo splendido lungomare di Taranto, stuprandolo con le sue ciminiere, negandone le immense prospettive turistiche ma trasformando i contadini dell’entroterra in fieri “metalmezzadri”, una nuova categoria antropologica, l’orgoglio guerriero di fabbrica in luogo delle schiene curve sulle zolle aride della campagna.