(di Tiziano Rapanà) La nascita di un nuovo giornale è sempre una gran cosa. In tempi di vacche magre per la carta stampata, la presenza di un bebè di carta fa sempre piacere. L’altra settimana ho acquistato il primo numero di Freedom, nuovo mensile Fivestore Mediaset, collegato alla trasmissione tv omonima di Roberto Giacobbo per Italia 1. Avrei voluto parlarvene, ma ho avuto poco tempo per sfogliarla. Non mi sembra male, ne parlerò approfonditamente a breve. Oggi vi parlo volentieri del ritorno in edicola de Il riformista. Il quotidiano nacque diciassette anni fa su iniziativa di Claudio Verardi. Nasce come uno spazio di analisi e opinione sulla politica ed economia di 4 pagine. Poi piano piano cresce di pagine e consensi fino a diventare un eminente quotidiano d’opinione. Ve la faccio breve. Arriva la crisi, il giornale chiude e fine della prima stagione di vita del Riformista. Oggi parte la nuova stagione diretta da Piero Sansonetti (con la condirezione di Deborah Bergamini). Alfredo Romeo è il nuovo editore del quotidiano. Con una tiratura di 50mila copie, Il Riformista oggi ha fatto il suo debutto in società con 16 pagine fitte di opinioni al costo di 2 euro. Piero Sansonetti mi ricorda l’adolescenza. In quei tempi tribolati delle superiori leggevo Liberazione, il quotidiano di Prc che Sansonetti allora dirigeva. Non ero comunista ma simpatizzavo per il partito di Bertinotti. Era un giornale intransigente, militante, ma originale e divertente. Mi ricordo un titolo fantastico legato alla vittoria di Vladimir Luxuria all’isola dei Famosi: “Grazie Simona Ventura”. Dopo l’esperienza di Liberazione, Sansonetti l’ho “perso di vista”. O meglio l’ho sempre visto in tv, ma leggevo altre cose, non l’ho più incrociato sui giornali di carta. Sono contento di rivederlo in pista con un giornale super garantista. “Alla larga manettari!”, sembra il motto dei riformisti di carta. Già dalla prima pagina, si scopre che Sansonetti non ha perso il gusto dell’ironia: si è inventato un fotoromanzo a puntate Alla corte di Leopoldo X. Leopoldo naturalmente è lui, Renzi: il protagonista di una divertentissima storia, dove il nostro gongola dall’essere stato fuori dall’affaire umbro, mentre gli altri soffrono per la sconfitta. Naturalmente le signore nostalgiche di Grand Hotel e affini non si illudano: è una cosa fatta per ridere, niente rimembranze degli storici fotoromanzi. Per intenderci meglio: Renzi non è il nuovo Sebastiano Somma e Zingaretti non è certo Bruno Minniti (per Fulvio Abbate, firma illustre del Riformista, Zingaretti è il sosia di Homer Simpson). Le riflessioni contenute nelle 16 pagine del quotidiano sono intelligenti ed interessanti. L’impaginazione – se la memoria non inganna – rispetta il design dello storico Riformista. Spicca per originalità lo spazio legato alla terza pagina: vi suggerisco di leggere il commento (improprio accostarlo ad un’ipotesi di recensione) di Fausto Bertinotti sul film Joker e la sorprendente accusa di Deborah Bergamini sullo strapotere dell’algoritmo sul nostro agire. Per leggere questi e gli altri articoli del giornale, non serve andare necessariamente in edicola. Sul sito del Riformista, potete aderire ad una promozione che vi consente di accedere gratuitamente, fino al 30 novembre, ai numeri del quotidiano. Per farlo dovete sottoscrivere l’abbonamento gratuito e aspettare le 14 per poter sfogliare virtualmente il giornale.