Il flusso di investimenti e persone dall’Ue al Regno Unito ha già subito un forte calo, nonostante la Brexit non sia ancora, di fatto, iniziata. A dimostrarlo è l’Accuracy Brexit Index – un indicatore elaborato dalla società di consulenza internazionale Accuracy – che stabilisce che la forza delle relazioni economiche tra l’Ue e il Regno Unito è diminuita del 12% da giugno 2016, iniziando un decremento già pochi giorni dopo il referendum. L’ultimo aggiornamento di questo indice a marzo 2019 corrisponde ai più recenti dati del flusso di migrazione (che vengono pubblicati semestralmente) e ad oggi non viene rilevato alcun miglioramento dell’indice a breve termine. Il Brexit Index di Accuracy misura in modo combinato quattro elementi cardine fondati sulle libertà garantite dall’appartenenza al mercato unico europeo: i flussi di beni (importazioni ed esportazioni di merci tra il Regno Unito e l’Ue), di persone (percentuale di immigrazione europea sul totale in Uk), di servizi (importazioni ed esportazioni di servizi tra l’Ur e il Regno Unito) e di capitali (valore degli stock di investimenti esteri da parte dell’Ue). La riduzione dell’indice a 88 punti – era a quota 100 nel giugno 2016 – è spiegata dall’incertezza generata dal voto del 2016 ed è dovuta a due fattori principali. Il primo è il calo degli investimenti esteri diretti (IED) dei paesi dell’Ue nel Regno Unito, il cui volume è sceso dal 7,6% al 6,6% del Pil dell’Ue, tra giugno 2016 e marzo 2019 attestandosi, nel giugno 2019, al 6,3%. Secondo Accuracy, il timore delle aziende di veder aumentate le barriere doganali e tariffarie ha ridotto la redditività dei loro investimenti e ha quindi portato a ritardare le decisioni sugli investimenti diretti. Il secondo è una riduzione di circa il 70% della migrazione netta di cittadini europei nel Regno Unito, che a marzo 2016 ammontava a 189.000 persone all’anno e si attesta a 59.000 a marzo 2019. Secondo Accuracy la diminuzione dei lavoratori provenienti dall’Ue è dovuta sia all’incertezza sul loro status di residenza, sia alla mancanza di fiducia nell’economia britannica e al valore della sterlina rispetto all’euro. Tuttavia, questa riduzione è stata compensata da un aumento dei migranti dal continente asiatico. Le relazioni tra il Regno Unito e l’Ue erano tornate al livello di dinamismo precedente la crisi finanziaria del 2008 a partire dal 2010.