(di Tiziano Rapanà) L’Italia delude sempre, in ogni frangente. Pure nella classifica che attesta la ricchezza globale delle nazioni, ci distinguiamo per la pessima performance. Lo studio di Credit Suisse Research Institute, il Global Wealth Report 2019, che ci informa dove risiedono i super ricchi nel mondo ci attesta al settimo posto della graduatoria. L’Italia ha perso 19mila paperoni, fermandosi a 1,49 milioni. Che scuorno, che ignominia! Non meritiamo nemmeno la medaglia di bronzo. Chi sorprende in classifica è la Cina. Nonostante i tanti guai che sta attraversando, la guerra dei dazi con gli Usa e il rallentamento dell’economia, la Cina ha il maggiore numero di paperoni: 100 milioni contro i 99 degli Stati Uniti, che tuttavia resta leader per ricchezza globale. Comunque non è tutto oro quel che luccica, perché in Cina anche i ricchi piangono. E a informare della triste litania è ItaliaOggi, che in un articolo di Angelica Ratti, fa dono dell’amara verità: “Il numero dei cinesi che dispongono di una fortuna di oltre 2 miliardi di yuans (255 milioni di euro), è diminuita del 3%, secondo i dati di Hurun, società di ricerca, media e investimenti nota per la sua Hurun China Rich List, la classifica delle persone più ricche della Cina”. Il calo è dovuto alle “difficoltà incontrate nei settori tradizionali come l’industria e l’immobiliare. I gruppi, spesso molto indebitati, hanno venduto dei beni riducendo il patrimonio degli azionisti”. Comunque, nonostante la crisi che costringe i paperoni a leccarsi le ferite, il gran numero dei ricchi risiede là. Mentre noi poveri italiani, tanto per cambiare, rimaniamo in fondo della classifica a rosicare. E non c’è da restare allegri se si pensa che, rispetto all’anno scorso, Il numero di milionari nel mondo è aumentato di 1,1 milioni di persone… e adesso che si fa? Ci trasferiamo in massa in Cina? Forse non ci conviene, visto che la democrazia non è il loro forte. Per di più, io ho pure un grosso problema con le lingue straniere ed è già tanto se parlo discretamente l’italiano. Bisognerebbe sperare nel buon senso del governo, affinché crei azioni che frantumino la montagna della burocrazia, in modo tale che si possa fare impresa in maniera più facile, tagliare le tasse e fare tutte quelle iniziative che possano agevolare l’arrivo della ricchezza nel nostro Paese.