Come invece è sempre successo nella seconda stagione di Steve Jobs al comando. Nei test che i siti di tecnologia pubblicano periodicamente mettendo a confronto telefonini, auricolari, computer e orologi, la Apple non svetta più. E’ sempre sul podio, ma ha perso la medaglia d’oro. E’ come se avesse smarrito quella ossessione per la perfezione che aveva il fondatore.
Accanto a questo c’è una evidente crisi di visione più lunga delle chiusura positiva del prossimo esercizio finanziario vendendo abbastanza iPhone a una clientela che non ha più la brama di cambiarne uno ogni anno. Il mercato da un po’ mostra segni di saturazione per tutti ed è per questo che qualche mese fa Tim Cook ha annunciato la svolta: puntare sui contenuti, i film, le serie tv; e i servizi (anche una carta di credito generosamente spacciata come “rivoluzionaria”). Vedremo se funzionerà, l’ultima azienda ad avere provato una svolta di questo tipo è stata la Nokia nel 2007, quando era la numero uno nella vendita dei telefonini normali, quelli non smart. Poi è fallita. Apple è molto più solida, per carità, e magari la transizione a loro riuscirà bene, ma non posso dimenticare quella copertina di Forbes del 2007 dedicata alla Nokia con il titolo “Chi potrà mai battere il re dei telefonini?”.
Questa vicenda è rilevante non solo perché parliamo della seconda azienda del mondo in termini di valore di mercato (dopo Microsoft) ma anche perché la Apple ha sempre avuto la capacità di vedere il futuro, anticiparlo. Steve Jobs questa cosa la riassumeva con una frase divenuta celebre: “Siamo qui per lasciare un segno nell’universo”. E invece, come ha notato un giornalista del New York Times, la Apple attuale sembra avere come obiettivo il lasciare un segno nel nostro portafoglio. Speriamo in una sorpresa.
Riccardo Luna, Repubblica.it