Non è però ancora chiaro se il sistema operativo Android sarà disponibile nel nuovo smartphone, a causa della scelta dell’amministrazione Trump – dello scorso maggio – di inserire Huawei nella ‘entity list’: l’elenco di aziende che per poter utilizzare prodotti americani (quindi tutti i software messi a punto da Google) solo dopo un’apposita autorizzazione del governo statunitense. I dubbi saranno sciolti solo nelle prossime settimane.
“Il caso Huawei Mate 30” dice il giornalista Alessio Caprodossi, giornalista di tecnologia “ricorda quello dell’Honor 20. Anch’esso vittima del bando disposto dal governo Trump, al momento dell’evento di lancio – ritardato di diverse settimane – questo smartphone non è stato diffuso. Sbloccare questa situazione di stallo tra Usa e Cina è un passaggio obbligato. Questa querelle di lunga data, che incombe sulla testa dell’azienda cinese, non fa bene a nessuno”.
Ma perché Huawei si è ostinata a lanciare il suo top di gamma mentre il sistema operativo proprietario non è ancora veramente diffuso? “Rimandare l’operazione di lancio di settembre – osserva Alessio Jacona, freelance esperto nelle telecomunicazioni – sarebbe stato un segno di debolezza. Allo stesso tempo, diffondere un prodotto con una versione che non può beneficiare di Android, e quindi delle app di Google, Play Store, Google Maps può essere una scelta rischiosa”.
La futura serie Mate 30 sarà basata, molto probabilmente, sul nuovo processore Kirin 990 che Huawei dovrebbe annunciare a Berlino tra il 6 e l’11 settembre in occasione dell’IFA, la più importante fiera tecnologica al mondo.
Quando il nuovo smartphone uscirà nei mercati occidentali non è ancora noto. Huawei potrebbe concentrare inizialmente le vendite solo sul mercato cinese ed elaborare una strategia “internazionale” per prendere tempo e capire come commercializzare i nuovi dispositivi in assenza dei servizi e app Google. L’altra opzione sarebbe quella di utilizzare il proprio sistema operativo, HarmonyOS. Oppure, dal momento che Android è una piattaforma open-source, la serie Mate 30 potrebbe utilizzare una versione senza licenza del sistema operativo americano. Tuttavia, senza i servizi Google integrati le vendite globali sarebbero compromesse.
“Hauwei Mate 30 non verrà distribuito né dato in prova in occasione dell’evento di Monaco” dice Luca Annunziata, editor di StartupItalia “A mio avviso, il prodotto verrà diffuso solo quando verrà data la licenza per Android”.
La licenza temporanea che era stata concessa a Huawei a maggio, scaduta il 19 agosto e poi estesa per altri 90 giorni, si applica però solo ai prodotti esistenti. Quindi i nuovi modelli del marchio cinese – come la serie Huawei Mate 30 – potrebbero subire le conseguenze del blocco americano. La nuova sospensione del bando, accordata fino al 19 novembre, non può coprire nuovi device, ma solo garantire aggiornamenti per quelli esistenti.
“I prodotti del colosso cinese già in circolazione”, aggiunge Antonio Monaco, fondatore di HdBlog, “Non hanno e probabilmente non avranno problemi nell’uso di Android per tutto il periodo dell’accordo (di 18 mesi) tra Google e Huawei, che è stretto al momento della certificazione della licenza del software americano”.
Tra i tanti punti interrogativi nella relazione Huawei-Android, pare che qualche certezza ci sia: “Si tratta di una questione puramente politica che ha poco a che vedere con le dinamiche tecnologiche” dice Andrea Andrei del Messaggero. “La Cina serve agli Usa per quanto riguarda le terre rare, senza i quali gli smartphone non esisterebbero. Dunque, soprattutto in ambito elettronico, queste due realtà non possono fare a meno l’una dell’altra. Rimane il fatto che lanciare un top di gamma, come Huawei Mate 30, con un software instabile o non rodato, commercialmente parlando, sarebbe un suicidio”.
Bisognerà attendere almeno metà settembre per avere qualche risposta sul futuro della relazione tra Huawei e Android. La partita, per ora, rimane aperta.
Riccardo Liguori, Agi