Il gruppo, a causa della chiusura-integrazione di alcune linee, ha accentuato un rallentamento visibile già dal 2016, quando aveva registrato un fatturato in calo del 5,2% a 2,511 miliardi. Nel 2017, invece, i ricavi erano calati del 7% a quota 2,335 miliardi.
L’utile netto consolidato del gruppo è invece stato di 152 milioni. I ricavi indotti, inclusivi delle licenze, sono stati pari a 3,806 miliardi, in calo del 3% ma comunque registrando “un trend migliore di quanto preventivato a seguito della strategia in atto”.
A fine 2018, il patrimonio netto si è mantenuto stabile a quota 2,064 miliardi, mentre le disponibilità liquide nette sono salite a 1,316 miliardi. Nel periodo, il gruppo ha poi effettuato investimenti per 106 milioni di euro (+28%).
“Sono fiducioso che il percorso intrapreso sia il più corretto per consolidare la posizione di leadership del Gruppo Armani e dei suoi marchi nel segmento lusso/lifestyle”, ha commentato il presidente, AD e DG Giorgio Armani. “Lo confermano i segnali positivi relativi alle vendite della stagione primavera/estate 2019 di questa prima parte dell’anno. L’importante livello di liquidità offre la possibilità di affrontare crescenti investimenti sui nostri marchi, in assoluta autonomia e indipendenza, per sostenere il piano pluriennale in atto. La rinnovata prima linea organizzativa composta da due vice direttori generali, Giuseppe Marsocci per la parte commerciale e mercati e Daniele Ballestrazzi per la parte finance e operations, contribuirà direttamente all’implementazione di questo percorso strategico”.