Terroni caput mundi / L’avellinese Mario Puzo con Il Padrino ha pagato i debiti
6 Luglio 2019
Il bestseller dell’italoamericano è stato bocciato all’inizio da Francis Ford Coppola
MARIO PUZO, FAMIGLIA DI AVELLINO DOVEVA DIVENTARE FERROVIERE…
(di Cesare Lanza per Il Quotidiano del Sud) Mario Puzo, autore italoamericano, nasce a New York il 15 ottobre 1920 da due genitori di origine avellinese (precisamente immigrati da Dentecane) e muore a Long Island il 2 Luglio 1999 in seguito ad un attacco cardiaco. Era il settimo di otto fratelli e visse nel quartiere di Hell’s Kitchen a Manhattan. Nel 1946 sposò Erika Broske, dalla quale ebbe 5 figli. Il padre di Puzo era un ferroviere e avrebbe voluto che il figlio intraprendesse la sua stessa strada. Invece Mario scoprì le biblioteche pubbliche rimanendone affascinato e, già dall’età di 16 anni, sapeva che il suo mestiere sarebbe stato quello dello scrittore. Dopo aver partecipato in aereonautica alla II Guerra Mondiale, Puzo si iscrisse ad una scuola di ricerca sociale e scrittura creativa frequentando anche la Columbia University. Tra il 1950 e il 1968, lavorando anche come giornalista freelance, Puzo scrisse un aserie di libri (Ultimo Natale, Arena oscura, Mamma Lucia) che ebbero scarso successo e misera risonanza.
IL PADRINO GLI PORTA IL SUCCESSO PER PAGARE FORTI DEBITI DI GIOCO
Il momento di massimo successo arrivò con il suo bestseller Il Padrino (1969) dal quale vennero realizzati tre film per la regia di Francis Ford Coppola: Il Padrino (1972) Il Padrino–Parte II (1974) e Il Padrino –Parte III (1990). Nel 1974 fu assunto come sceneggiatore per il film Superman, ma i produttori reputarono troppo lunga la sceneggiatura, in seguito affidata a Robert Benton e David Newman per riscriverla. Quando un amico gli procura un incontro presso la G.P. Putnam’s Sons, la casa editrice newyorkese che pubblica anche Edgar Allan Poe, Puzo si presenta con la stesura delle prime dieci pagine. Dopo un’ora dicolloquio esce con l’ok per il libro e un anticipo di 5mila dollari. La scrittura del bestseller si rivela difficile per Puzo: per finire il libro impiega circa tre anni, tra mille sofferenze e ripensamenti. E Puzo, nella sua biografia, afferma: «Finii solo perché mi serviva il secondo assegno dell’anticipo». Con i soldi del secondo assegno parte con tutta la sua famiglia alla volta dell’Italia, convinto che al ritorno dovranno cambiare casa perché non possono più permettersi quella in cui vivono. In realtà, in sua assenza, l’editore riesce a vendere i diritti della versione economica per 140mila dollari (oggi stimati in quasi 3 milioni di dollari).Nel 1970 le vendite arrivano a 5 milioni di copie e la tiratura a 7 milioni.
COPPOLA, “ITALIANO” COME LUI, AVEVA BOCCIATO IL PRIMO LIBRO In occasione dell’edizione straordinaria dei 50 anni del libro Il Padrino, Coppola ha raccontato che il romanzo, all’inizio, non gli era piaciuto:«Mi sembrava un prodotto commerciale pieno di sesso e di stupidità». Si convince a tirarne fuori la sceneggiatura di un film solo dopo una seconda lettura, quando capisce che la chiave era da ricercarsi nella storia famigliare e nei legami di sangue della famiglia protagonista, i Corleone: «Sapevo di essere stato preso in considerazione per dirigere l’adattamento cinematografico e la mia prima reazione fu quella di rifiutarlo. Avendo però bisogno del denaro e un ancora più disperato bisogno di dirigere un film, decisi di rileggerlo e questa volta di prendere appunti accurati. Scoprì che c’era una grande storia, quella di un re con tre figli, ognuno dei quali aveva ereditato un aspetto della sua personalità».
AMICI NONOSTANTE ETÀ DIVERSE VINO ROSSO, PASTA E PUMMAROLA
Quando Coppola e Puzo si incontrano, diventano subito amici nonostante la differenza d’età: il regista, all’epoca, aveva 30 anni mentre Puzo 50. Avevano moltissime cose in comune, le origini italiane in primis. La sceneggiatura del film Il Padrino viene scritta durante lunghissime sessioni a casa Coppola, tra pasta alla pummarola, bambini urlanti e vino rosso sempre in tavola. Ricorda Coppola: «Per quanto ammirassi il suo talento, il suo modo di esprimersi, alla fine quello che mi piaceva era stare con lui. Lo amavo come uno zio preferito, era divertente, così caldo e saggio. Divertente e affettuoso».
DEBITI DI GIOCO, MA ANCHE CAUSE CON LA PRODUZIONE PARAMOUNT Le porte di Hollywood, dunque, erano spalancate. Il primo contratto, però, non fu redditizio: l’opzione fu di 12mila e 500 dollari, ma la clausola che gliene garantiva altri 38mila per i diritti cinematografici legava indissolubilmente il materiale creato da Puzo alla Paramount. Lo scrittore sottovalutò questo dettaglio e ignorò il parere del suo agente: aveva cinque figli da mantenere ed era inseguito dagli usurai, a cui si era rivolto per pagare enormi debiti di gioco. Il clamoroso successo del romanzo e della pellicola gli garantirono un nuovo contratto che lo trasformò in un uomo ricco, anche grazie al secondo e poi al terzo film, dei quali scrisse la sceneggiatura, ma la clausola non venne mai rescissa. Lo scorso febbraio la Paramount ha intentato una causa contro Anthony Puzo, erede di Mario, sostenendo che non avrebbe potuto autorizzare il prequel, basato oltretutto su una sceneggiatura mai realizzata del Padrino parte IV. Secondo “Repubblica”del 2012, Il figlio dello scrittore ha risposto facendo causa a sua volta, citando lo studio cinematografico per 10 milioni di dollari, sostenendo di aver avvertito ripetutamente la Paramount, che peraltro aveva dato il nulla osta per due sequel: The Godfather returns, che ottenne un buon successo, e The Godfather’s revenge, che invece fu un fiasco.