Alla prima tornata aveva mancato l’elezione per soli 7 voti, femandosi a 325 preferenze.
Dopo l’accordo concluso dai leader dei 28 a Bruxelles sui vertici dell’Ue, questa mattina i deputati europei eletti a fine maggio – che si sono insediati ieri dopo una breve sessione inauguale a Strasburgo – completano dunque il puzzle delle nomine eleggendo il presidente dell’Europarlamento. La seduta si è aperta alle 9 e il voto è a scrutinio segreto per eleggere il successore di Tajiani (Ppe), per un mandato rinnovabile di due anni e mezzo.
I socialdemocratici hanno presentato come loro candidato ufficiale l’italiano David Sassoli (Pd), deputato europeo da 10 anni, non senza aver prima biasimato l’accordo “profondamente deludente”, secondo loro, trovato ieri al vertice di Bruxelles.
“Mi candido perché credo che l’Europa sarà più forte solo con un parlamento europeo in grado di giocare un ruolo più importante – ha detto Sassoli nella sua dichiarazione di voto – Dobbiamo essere tutti, comunque la pensiamo, impegnati nel costruire la casa della democrazia europea e questo parlamento deve essere la casa della democrazia europea”. Ha poi citato uno dei padri dell’Unione, il francese Jean Monnet: “Niente è possibile senza gli uomini, niente dura senza le istituzioni”.
Sassoli è in competizione con la tedesca Ska Keller candidata dei Verdi, l’eurodeputato ceco Jan Zahradil per il gruppo Ecr dei Conservatori e Riformisti europei e la spagnola Sira Rego per il gruppo della sinistra unitaria. Non ci sono candidati dal gruppo Ppe dei popolari europei.
Il tedesco Manfred Weber, leader del gruppo parlamentare del Ppe (il maggiore della Camera) e infelice candidato alla presidenza della Commissione, ha dichiarato di essere “pronto a sostenere” il candidato del gruppo socialdemocratico in uno spirito di alternanza dopo la presidenza Tajani.
Per essere eletto, il nuovo presidente dell’Eurocamera dovrà ottenere la maggioranza assoluta dei voti. Se questo non accade dopo tre turni, si procede con un ballottaggio tra i due candidati che hanno ricevuto il più alto numero di voti al terzo scrutinio.
Repubblica.it