(di Cesare Lanza per Il Quotidiano del Sud) Promettente successo in libreria dell’ultimo libro, “Il pianto dell’alba”, di Maurizio De Giovanni (Einaudi), uscito il 25 giugno. De Giovanni – 61anni, nato a Napoli il 31 marzo 1958 – ha cambiato stile e approccio al suo popolare personaggio, il detective Luigi Alfredo Ricciardi, commissario di polizia, protagonista di alcuni romanzi gialli e fumetti ambientati negli anni trenta del Novecento, nel pieno dell’epoca fascista, a Napoli. Tutto nasce da un post sibillino di De Giovanni, su Facebook: “Vai, amico mio. E porta con te il mio cuore”. I fan hanno subito capito: è l’addio dello scrittore al commissario Ricciardi, l’amatissimo investigatore che da 15 anni vive nei romanzi di De Giovanni, e che – probabilmente – ora esce di scena con l’ultimo libro.
LA FINE (MA QUALE?) ANNUNCIATANEL 2017 DA “RONDINI D’INVERNO”
I lettori hanno mostrato disappunto e dispiacere, tuttavia l’addio era già stato annunciato da Maurizio De Giovanni nel 2017, quando pubblicò Rondini d’Inverno. Aveva affermato di non voler diventare un giallista seriale come Andrea Camilleri («di Andrea Camilleri ce n’è uno solo!»), e che entro il 2019 le indagini di Ricciardi avrebbero avuto un epilogo. Alla vigilia dell’uscita del libro c’era dunque moltaattesa, in particolare sulla fine che De Giovanni avrebbe inventato per la sua creatura. Una fine violenta? Ci si é interrogati sull’abile frase, promozionale, lanciata astutamente da Einaudi: “La paura, pensò Ricciardi. La paura, quella morsa allo stomaco e al cuore, il respirochesi facorto,ilsudore. Se hai qualcuno che ami, se qualcuno dipende da te, la paura è diversa. Cambia colore”.
RICCIARDI SCIMUNITO PET AMORE SECONDO LA DOMESTICA NELIDE
Ha scritto Severino Colombo sul ‘Corriere della Sera’: «Sembra il solito Ricciardi, ma non lo è. Nelide, la domestica tuttofare del commissario, ha trovato una sintesi efficace per descriverne lo stato di euforia: “Si è completamente scimunito per amore”. Oltre al matrimonio, Ricciardi ha un ulteriore motivo per gioire: sta per diventare padre.” Il sesso del nascituro si scoprirà solo alla fine, ma nel libro non mancano discussioni e ragionamenti al riguardo: se sarà maschio o femmina (“Panza chiatta vole la zappa; panza appizzuta vole lo fuso”, sentenzia Nelide sulla scorta di un proverbio cilentano); se avrà gli occhi di mamma o di papà, “quellineri, profondi e sereni di Enrica” o i “vitrei occhi verdi colmi di dolore” di Ricciardi (con annesso, forse, il dono/condanna di ciò che quegli occhi possono vedere). “A rendere diverso questo Ricciardi che spavaldamente felice esce dal portone di casa è poi il sottotitolo dell’indagine: “Ultima ombra per il commissario”, che ha in sé la consapevolezza che qualcosa sta per finire”. De Giovanni, conferma al ‘Corriere’: «Avevo deciso da tempo che con il 1934 finiva l’arco narrativo di Ricciardi». Un periodo che ha coperto tre anni nella vita del commissario e quattordici in quella dell’autore. “Il 1934 è un anno cruciale, quello in cui lasituazione comincia davveroa peggiorare. Avviene la “notte dei lunghi coltelli” in Germania, che in qualche modo ha a che fare con la storia che racconto”. È un episodio sanguinoso avvenuto tra la notte del 30 giugno 1934 e quella del 1° luglio, una sorta di regolamento di conti all’interno del partito di Hitler che avrà ripercussioni anche sui rapporti tra Italia e Germania. “Non dimenticarti di noi” ripete più volte nel romanzo Enrica, rivolta a Ricciardi. E forse, pirandellianamente, dicono i personaggi al loro creatore».
UN NOBILE DAL CILENTO A NAPOLI, TENACE, CON UNA VIRTÙ SEGRETA
E raccontiamolo un po’, questo grande Ricciardi! É nato nel 1900 in Cilento, dalla famiglia nobiliare dei baroni di Malomonte e dopo la morte dei genitori si è trasferito con la vecchia tata Rosa a Napoli. Qui si è laureato in legge ed è entrato nella squadra mobile della Regia Polizia. Nelle indagini viene aiutato dal fedele brigadiere Maione che vive nei Quartieri Spagnoli, dal razionale e antifascista dottor Modo, medico legale, e dal femminiello Bambinella che gli riporta le voci che circolano in città. La qualità segreta del detective è la capacità di percepire le ultime parole e le ultime sensazioni delle vittime di morte violenta (sia incidenti sia omicidi). Aveva scoperto questi potere da bambino, quando, girando per le vigne della sua famiglia, aveva trovato il cadavere di un contadino: si scoprì ch’era stato ucciso da un altro bracciante. Ricciardi vive in costante tristezza, nel ricordo delle immagini dei corpi straziati in incidenti o delle ultime invocazioni d’aiuto. Ha conosciuto Maione proprio quando il figlio del brigadiere, anch’egli poliziotto, fu ucciso e Ricciardi gli riferì le sue ultime parole.
VIVE IN UNA COSTANTE TRISTEZZA FORSE DE GIOVANNI LO RILANCERÀ
Ricciardi è convinto che in ogni delitto il movente del colpevole risalga a due sole ragioni: la fame o l’amore. Ricco, integerrimo e dal grande intuito, non ha nessun interesse alla carriera e per questo è ben visto dai suoi superiori, come il vicequestore Garzo, che si prendono spesso il merito dei suoi successi investigativi e che tuttavia non sopportano i suoi modi privi di riguardo verso le classi borghesi e nobiliari più influenti della città. Ama a distanza Enrica, una timida vicina di casa, più giovane di lui, con la quale scambia solamente occhiate dalla finestra. E ha anche un particolare rapporto con Livia, bella e ricca, ex cantante lirica e vedova di un famoso tenore. Come veste? Con un lungo soprabito grigio, le mani sempre in tasca, non porta il cappello e i capelli,pettinati conla brillantina,gli cadonosulla fronte sopra gliocchi verdi e il naso dritto. A pranzo mangia la pizza o una sfogliatella al Caffè Gambrinus di piazza del Plebiscito, la cena gli viene quasi sempre preparata a casa da Rosa prima e poi da Nelide. C’è chi scommette già che prima o poi De Giovanni rilancerà il suo popolarissimo personaggio, che forse sta uscendo dalle cronache, per entrare nella leggenda.