AlixPartners ha fatto i calcoli tenendo sulla possibile dimensione delle potenziali sanzioni tenendo in considerazione i livelli di emissioni dei veicoli segnalati dai costruttori di automobili alla fine del 2017. Da allora, le principali case automobilistiche hanno ridotto le emissioni di anidride carbonica attraverso maggiori vendite di veicoli elettrici e ibridi.
Volkswagen ha dichiarato di voler rispettare le regole europee, mentre Fca, dal canto suo, ha spiegato che seguirà la strada dell’opzione più economica per poter rispettare le regole. Sempre secondo lo studio, Volvo e Toyota, per contro, sono gli unici grandi gruppi di costruttori automobilistici che non sono soggetti a sanzioni e potrebbero vendere i loro surplus di crediti di emissione ad altre case automobilistiche.
La tedesca Volkswagen è il maggiore produttore di veicoli in Europa per quota di mercato. Per rispettare le norme sulle emissioni dell’Unione europea, VW prevede di produrre tutta una serie di automobili elettriche entro il 2020. “Se costruisci macchine più grandi e hai un’importante quota di mercato nel diesel, devi fare i compiti a casa se vuoi ridurre le possibili sanzioni in arrivo”, ha commentato Elmar Kades, Managing Director di AlixPartners, all’agenzia Reuters di Francoforte.
Nel suo studio Global Automotive Outlook, AlixPartners ha scritto che le vendite di automobili sono previste piatte o in calo nei prossimi tre anni, andando così a erodere i margini dei fornitori e dei produttori del comparto, in particolare quelli che bilanciano le vendite di auto elettriche e i tradizionali motori a combustione. Infatti progettare e costruire contemporaneamente sia il motore tradizionale che le auto completamente elettriche costa 2,3 miliardi di dollari all’anno per ciascuna piattaforma alle case automobilistiche, riporta sempre la ricerca. “Uno dei fattori più difficili è che la domanda è stagnante o in calo, mentre gli investimenti restano oggi ai massimi livelli”, ha spiegato Kades. Secondo cui, per contrastare la diminuzione dei margini di guadagno, AlixPartners prevede un taglio dei costi globali su tutta la filiera.
La profonda trasformazione del settore dal motore a benzina e diesel a quello elettrico, che porta con sé grandi investimenti a fronte di un’attività dai margini sempre più limati è il tema fondamentale che sta muovendo Fca alla ricerca di una fusione con un attore che sia ad uno stadio più avanzato su questo fronte. Di qui l’interesse per Renault e per la sua partnership ventennale con Nissan. I giapponesi sanno bene che i loro brevetti sull’elettrico oggi hanno un importante valore sul mercato e ieri all’assemblea annuale a Yokohama il ceo, Hiroto Saikawa, ha messo le mani avanti su Renault , spiegando che ogni deal deve avere due vincitori a pari merito.
Secondo il quotidiano francese Les Echos, a margine dell’assemblea di ieri in Giappone, il presidente del gruppo francese Jean-Dominique Senard ha detto che per ora non ci sono trattative in corso con Fca ma che si tratta di una “formidabile opportunità”. Il gruppo italo-americano, presieduto da John Elkann, ha ritirato ufficialmente l’offerta di fusione paritetica con Renault all’inizio di giugno. Sul tema Renault-Nissan, oggi è atteso il vertice in Giappone (in vista del G20 il 28 e 29 giugno), che vedrà il confronto a livello politico fra i capi di Stato francese Emmanuel Macron e quello giapponese Shinzo Abe.
Elena Dal Maso, Milano Finanza