(di Tiziano Rapanà) Le cose cambiano. Me ne sono accorto ieri. Stavo mangiando delle pesche noci, non buonissime per la verità. Erano meglio le albicocche, più voluminose del solito. Prima non mangiavo mica la frutta, adesso sì. Le cose cambiano, dicevo, anche se ho l’impressione che l’illuminazione mi sia venuta mentre spiluccavo delle ciliegie. Nemmeno le ciliegie erano buone come le albicocche. Vi dovrebbe essere ben chiaro che le albicocche erano il pezzo forte. Anche se sono state le modeste ciliegie a spingermi ad analizzare la mia vita, tornando all’indietro. Investigando brevissimamente tra le mie abitudini alimentari, avevo fatto una scoperta sconvolgente: la frutta non c’era mai stata nel mio menù ideale. E adesso c’è, ha il suo posto d’onore accanto alla pasta e ad altre vivande. L’altro giorno avevo ricevuto un messaggio su WhatsApp. Un amico mi aveva suggerito di guardare un programma Rai che aveva tributato l’arte e la creatività di Sergio Leone. Non gli ho risposto. Che gli potevo scrivere? Il solito “grazie”? Potevo dirgli la verità, che non mi interessava, ma non è corretto comportarsi male con una persona che ha avuto la creanza di pensarti. Epperò questi amici, quando suggeriscono lo fanno sempre per un secondo fine. Sperano, quanto prima, che io scriva un articolo sul programma o sulla serie a loro gradita. Ma come posso fargli capire che faccio fatica a guardare mezz’ora di un programma tv o di una serie tv? Fino a qualche mese fa scrivevo per Il Decoder, il sito-cugino de La Mescolanza, ora sono qui perché non riesco a formulare mezza riga sulla tv. Ma come glielo spiego? Eppure sarebbe facile da spiegare. Gli direi la verità, “le cose sono cambiate, soprattutto la testa”. Questi ti chiedono della finale del Grande Fratello e del ritorno de La Sai l’ultima?, di Zeffirelli. Ma io penso ai libri, all’amato Abruzzo. Ovviamente non so mica se ho fatto bene a cambiare. Però i mutamenti sono inevitabili, fanno parte della natura dell’uomo. Per fortuna o purtroppo cambiamo ogni giorno. Non siamo più le stesse persone di prima. E non siamo certo in grado di giudicarci, di capire se la natura della nostra trasformazione intellettuale e umana è migliore o peggiore rispetto al nostro io passato. Ha ragione Enrico Ruggeri, quando afferma che “la vita cambia e tu non te ne accorgi, la vita ti cambia e gli altri se ne accorgono”.