I brani del cantautore calabrese continuano a essere cantati dopo 40 anni
RINO GAETANO, UN RICORDO DI QUELLA TRISTE PROFEZIA
(di Cesare Lanza per Il Quotidiano del Sud) Vi propongo oggi un’altra puntata monografica: alle Capannelle di Roma il Rino Gaetano Day con la cover band ufficiale di Rino Gaetano, fondata nel 1999 dalla sorella, Anna Gaetano, e in cui suona e canta il nipote Alessandro. Sul palco anche Sergio Cammariere che di recente s’è scoperto cugino di Rino. Paolo Di Stefano sul Corriere ha scritto che, a ripensarci, non c’è niente di più tristemente profetico di una canzone intitolata “Mio fratello è figlio unico” e scritta da un ragazzo che di lì a qualche anno rimarrà vittima di un incidente stradale.
“LA BALLATA DI RENZO” RESPINTO DAGLI OSPEDALI
In realtà, il presagio più inquietante,nei testi di Rino Gaetano, si trova ne “La ballata di Renzo”, che racconta l’odissea di un giovane in fin di vita respinto da vari ospedali romani: “La strada molto lunga / s’andò al San Camillo / e lì non lo vollero per l’orario. / La strada tutta scura / s’andò al San Giovanni / e lì non lo accettarono per lo sciopero…”. Canzone del 1971, che anticipava di dieci anni la tragedia che avrebbe vissuto lo stesso Rino, trentenne calabrese allegro, un po’ pazzoide e un po’ ribelle, dopo l’incidente avvenuto sulla Nomentana la notte del 2 giugno 1981, alle 3.55.
1981, SCONTRO FRONTALE ALL’ALBA IN CENTRO A ROMA
Mentre tornava a casa sulla sua Volvo 343, Rino rimase travolto da un camion Fiat 650 che viaggiava in senso opposto, all’altezza di via Carlo Fea. L’autista del camion, Antonio Torres , di anni37, disse di aver visto l’auto sbandare paurosamente ad alta velocità e andare a sbattere contro la fiancata dell’autotreno. Così raccontò la cronaca del Corriere il giorno dopo: “Soccorso dagli agenti della polizia stradale di Settebagni, il cantautore veniva portato in gravi condizioni all’ospedale”. Sarebbe morto alle sei del mattino. E, come il Renzo della canzone, anche Rino era stato respinto da diversi ospedali non ingrado di accogliere un uomo con il cranio sfondato. Il Messaggero precisò che l’ambulanza (dei Vigili del Fuoco) aveva chiesto ospitalità al Gemelli, al San Filippo Neri, al San Giovanni, al Cto della Garbatella, al San Camillo. Invano. Il Policlinico, l’ultima spiaggia, non era attrezzato per interventi di neurochirurgia, come ammise il direttore sanitario dell’ospedale. Quindici giorni dopo, Rino avrebbe dovuto sposare Amelia, la sua fidanzata di Fondi.
TODAY, 38 ANNI DOPO, INTERVISTA AD ANNA, LA SORELLA DI GAETANO
Sono passati 38anni dalla morte del cantautore crotonese, che ancora oggi è conosciuto e amato da fan di tutte le età. Insieme ad Anna Gaetano, sorella di Rino, ’Today’ due anni fa ha tracciato un ritratto dell’artista e del ragazzo che fosse scevro da costrutti e mitizzazioni, perché sulla sua vita come sulla sua morte, è stato detto, scritto, messo in scena, sotto forma di fiction televisiva, tutto e il contrario di tutto. Interessante l’intervista ad Anna: la memoria di Rino è viva come il primo giorno, però pochi conoscono la vera storia di suo fratello a cui sono stati dedicati documentari, libri e, nel 2007,una miniserie televisiva Rai interpretata da Claudio Santamaria controla quale lei ha avuto da ridire. Ecco uno stralcio…
RINO NON BEVEVA, NON SI DROGAVA E IL PADRE NON GLI ERA OSTILE
“Rino era un ragazzo vivace, intuitivo, curioso. Non ce ne sono come lui. Io ho tre figli e a volte vedo qualcosa di Rino in ognuno di loro. Magari per la bontà, per un certo modo di fare che me lo ricordano. Sin da piccolo aveva la musica dentro. Le sue canzoni nascevano così, semplicemente. Magari stava al ristorante, prendeva un tovagliolo di carta e scriveva. Oppure in macchina: portava sempre con sé un registratore.”
– E nel personaggio raccontato nella fiction della Rai cosa c’è di vero?
“La storia della fiction è bella, ma non è quella di Rino. Infatti sto scrivendo un libro che sarà pronto l’anno prossimo proprio per cancellare tutte le cose non vere che si sono scritte su di lui. Quest’anno, per esempio, Stefano Micocci, figlio di Vincenzo, il vecchio datore di lavoro di Rino, ha scritto un altro libro su Rino molto simile alla fiction: pura fantasia. Di tutta la miniserie interpretata da Santamaria è vero il momento che mostra mio padre in ospedale. Fu ricoverato davvero, ma dopo, nel 1981, non nel 1978, anno della partecipazione di Rino al Festival di Sanremo (dove si classificò terzo con il brano ‘Gianna’, ndr) come hanno mostrato loro. E comunque mio padre era in coma, non poteva avere avuto un dialogo con lui come hanno mostrato.”
– Suo padre era ostile nei confronti di suo fratello? Davvero avevano un rapporto così burrascoso?
“Assolutamente no. Mio padre non era ostile, non era una figura autoritaria. Era cardiopatico, stava sempre male e non poteva certo opporsi alle decisioni che prendeva Rino. Poi, non è vero che ha bruciato i dischi, non è vero che aveva sempre le bottiglie in mano. Poteva bere come possono fare oggi i ragazzi, una volta ogni tanto, ma non l’ho mai visto ubriaco, nemmeno alticcio. Magari una canna se la sarà anche fatta, ma non ai livelli mostrati nella fiction. Come pure il fatto delle donne: avrà avuto le sue storie ma non era un donnaiolo.”