Al netto degli host che pubblicano un annuncio su Airbnb per condividere una stanza o un appartamento stanno crescendo una serie di figure parallele nei servizi accessori, che si stanno configurando come un’opportunità per chi ha deciso che vuole rientrare da questo esodo collettivo. Quella più interessante è quella del property manager, che s’inserisce nel settore della consulenza immobiliare. Si tratta di intermediari che gestiscono più immobili di vacanza (in Sicilia, Sardegna e Salento questa figura sta decollando) che vengono spesso assunti da una serie di startup che potremmo definire da «indotto Airbnb». Come SweetGuest e Intown, che sono co-host professionali della piattaforma californiana.
Consulenti che si occupano della gestione concreta dei vacanzieri: dal disbrigo delle pratiche burocratiche alla promozione dell’alloggio. Ma anche i fotografi d’interni stanno ritrovando una loro dimensione. Professionisti specializzati nelle immagini di ambienti e di elementi architettonici in grado di valorizzare aspetti come il design e la luce. Senza dimenticare gli home stager, coloro i quali valorizzano un immobile, alle stregua dell’attività di un agente, con l’obiettivo di affittarlo per brevi periodi. A monte di questa filiera stanno riacquisendo prestigio sociale anche gli architetti d’interni, con una specifica curvatura nella ristrutturazione di alloggi a fini turistici. Molti al Sud hanno una seconda casa spesso ereditata dai nonni e hanno pensato di riconvertirla come immobili da affittare su Airbnb.