Così si è espresso Salvini sul blitz dei carabinieri: «Beccati undici pregiudicati stranieri, quasi tutti irregolari, per tentato omicidio, spaccio, detenzione e porto abusivo di armi (ipotesi di reato confermate dagli inquirenti, ndr)». Ha poi aggiunto che i pusher «scatenavano la guerra per il controllo della droga a Varedo, nel milanese» (in realtà è provincia di Monza, ndr), prima di chiudere con un plauso all’operato dei carabinieri, e invocando «pene esemplari».
Quando le parole del leader leghista sono giunte a palazzo, inizialmente non è trapelato alcun commento. Anzi, l’autorità giudiziaria ha imposto il più rigoroso silenzio stampa. Poi è arrivata la decisione di uscire allo scoperto, da parte del numero uno dell’ufficio giudiziario brianzolo, il sesto in Italia come bacino di utenza. Gli investigatori dell’Arma hanno lavorato duro all’inchiesta. Dalle ore di appostamenti, fino alla preparazione del fascicolo assieme al personale delle cancellerie. Carte su carte. Anche per questi motivi, l’uscita mattutina del ministro ha suscitato forte perplessità. «L’operazione coordinata dalla procura è ancora in corso — è stata la replica del procuratore Zanetti — diffondere informazioni anticipatamente crea pericolo per le indagini». E a chi le ha ricordato che si rivolgeva al numero uno del Viminale, avrebbe ricordato di avere «le spalle abbastanza larghe».
Federico Berni, Corriere.it