All’indomani dell’incontro di un’ora avuto con Matteo Salvini a Palazzo Chigi, Luigi Di Maio fa trapelare alcuni contenuti del colloquio, rassicurando sulla tenuta dell’esecutivo: “Ci siamo detti chiaramente che se si va avanti si va avanti sugli obiettivi che ci siamo dati, per combattere e non per vivacchiare o tirare a campare”, dice a Radio 24. “Il premier Giuseppe Conte sapeva che ci saremmo visti ma era all’estero con le imprese e non poteva partecipare”, precisa, ma era necessario “incontrarci per fare ripartire tutto, le tante promesse” da mantenere, “dal salario minimo all’abbassamento delle tasse, dobbiamo metterci al lavoro prima possibile, lo dobbiamo fare anche con dei margini che ci deve dare l’Unione europea sugli investimenti, sull’abbassamento del cuneo fiscale”.
Quanto all’ipotesi di un rimpasto, Di Maio dichiara di non averne parlato ieri con Salvini. Tuttavia rimarca la necessità di nominare al più presto il ministro delle politiche Ue, poltrona lasciata vacante da Paolo Savona dopo il suo passaggio alla guida di Consob: “Credo che nelle prossime settimane individueremo sia il ministro sia i sottosegretari da rimpiazzare”, assicura il vicepremier cinquestelle.
Il dossier del governo dopo la tregua
I quattri cardini dell’intesa tra i due soci di maggioranza riguardano le grandi opere, la sicurezza, le autonomie e il capitolo tasse.
Cantieri. La Lega voleva la sospensione per due anni del Codice degli appalti nello sblocca cantieri. Dopo i dubbi dei 5S, il 5 giugno il via libera del Senato al superemendamento che sospende fino al 31 dicembre 2020 l’obbligo per i Comuni di fare gare attraverso le stazioni appaltanti.
Sicurezza. Martedì 11 giugno sarà portato in consiglio dei ministri il decreto sicurezza bis voluto da Salvini, che inasprisce ancor di più le sanzioni contro le Ong e prevede che a vietare o limitare transito e sosta nel mare italiano sia il ministero dell’Interno e non più le Infrastrutture.
Autonomie. Le autonomie richieste dalle Regioni del Nord e sostenute dalla Lega non convincevano i 5S. Ora sono pronte a votarle purché il Sud non venga penalizzato.
Tasse. Lega e 5S sono concordi nel bloccare un aumento delle tasse. Salvini vuole estendere la flat tax, già attiva per le partite Iva con ricavi fino a 65mila euro, a redditi Irpef fino a 50mila e imprese. Ma finanziare la riforma in deficit significa farla senza individuare le coperture. Sarebbe insomma un’ennesima sfida all’Europa che già minaccia una procedura per debito. L’unica strada percorribile sarebbe quella dell’aumento dell’Iva.
Repubblica.it