L’Unesco contro Siri e Alexa: sono sessiste

All’Unesco, l’agenzia Onu che si occupa di cultura e patrimonio umano, non piacciono gli assistenti digitali. Cioè, niente di male nella loro diffusione e uso, solo, secondo l’Onu, sarebbe rivedibile l’impostazione per cui la loro voce è femminile e vagamente saudente e ammiccante, ove non sottomessa.

Una ricerca rilasciata dall’Unesco dal titolo “I’d Blush if I Could” (“Arrossirei se solo potessi”) afferma che le risposte offerte dalle voci femminile dei sistemi a molte domande, comprese quelle apertamente volgari (è spesso uno dei primi giochini che si fa, dopo aver disimballato l’assistente domestico, quello di prenderlo a male parole, per vedere l’effetto che fa) rafforzano e diffondono l’idea di donne come sottomesse, accondiscendenti, ammiccanti.

“Poiché la voce della maggior parte degli assistenti vocali è femminile, di fatto legittima il messaggio che le donne sono docili e desiderose di niente altro che aiutare, disponibili con il semplice tocco di un pulsante o con un comando vocale smussato come ‘hey’ o ‘OK’ – dice il rapporto-. L’assistente non ha potere di agire al di là di ciò che il comandante gli chiede. Onora i comandi e risponde alle domande indipendentemente dal tono o dall’ostilità. In molte comunità, questo rinforza i pregiudizi di genere comunemente sostenuti dal fatto che le donne sono sottomesse e tolleranti nei confronti di trattamenti inadeguati e a frasi ingiuriose come ‘Sei una puttana’ Siri risponde ‘arrossirei se solo potessi’ (come da titolo del report) e Alexa, invece: ‘Bene, grazie per il feedback’”.

Secondo Unesco “La sottomissione degli assistenti vocali digitali diventa particolarmente preoccupante quando queste macchine – antropomorfizzate come donne dalle società tecnologiche – danno risposte devianti, scialbe o apologetiche alle molestie sessuali verbali”.

Luciana Grosso, Business Insider italia

Share
Share
Torna in alto