“Riteniamo che le attuali pressioni politiche ed economiche spingeranno le due parti almeno a gettare i semi di un accordo, molto probabilmente entro della riunione del G20 che si terrà a Osaka il 28 e 29 giugno. Una risoluzione della controversia commerciale, o almeno un accordo accettabile, aiuterebbe la Cina, che deve sostenere la sua crescita economica in tempo per il 70° anniversario della rivoluzione del 1949. Ne beneficerebbe anche Donald Trump, che presto inizierà la campagna per la rielezione e sta esaurendo le leve per rafforzare l’economia visto che sono improbabili ulteriori tagli fiscali”, aggiunge Pollini.
Continuano ad acquistare l’oro le Banche centrali, ma non gli investitori. Come ricorda Pollini: “Anche se l’aumento del prezzo non ha realmente risvegliato l’interesse degli investitori per l’oro, con un’esposizione degli Etf che è appena aumentata, alcuni governi, d’altra parte, hanno continuato ad accumulare oro. La Cina, ad esempio, lo acquista dall’inizio dell’anno per diversificare il proprio patrimonio rispetto al dollaro. Ciò dovrebbe continuare a sostenere leggermente il prezzo dell’oro”.
La conclusione a cui arriva Pollini è: “Pur continuando a ritenere che il regime monetario globale accomodante e l’attuale politica fiscale relativamente espansiva dovrebbero sostenere il prezzo dell’oro, ci aspettiamo che una potenziale risoluzione della controversia commerciale Usa-Cina sia dannosa per l’oro, eliminando una delle principali incertezze dell’anno scorso”.
Roberta Castellarin, Milano Finanza