LAGIOIA INVITATO A DIMETTERSI E CONTESTATO COME SCRITTORE
(di Cesare Lanza per Il Quotidiano del Sud) Non si placano le polemiche sulla posizione di Nicola Lagioia (nato a Bari il 18 aprile 1943), direttore del Salone del libro di Torino. La Lega ne ha chiesto le dimissioni, Lagioia non se ne dà per inteso e dice che non se ne andrà prima della scadenza del suo contratto (1921). La polemica riguarda la censura inflitta a ChiaraGiannini peril suo libro-intervista, non ammesso al Salone, a Matteo Salvini. Ma il nodo centrale investe Lagioia: può restare al suo posto o no? E sono esplose rivelazioni che mettono in discussione la qualità di scrittore di Lagioia, che pur aveva vinto il Premio Strega.
VOLGARE, NOIOSO E SUPERFLUO
Tra i più duri, il critico di Synapsis blog: “Quarto romanzo dell’autore barese Nicola Lagioia, “La Ferocia” è un’opera che, non può che definirsi volgare, noiosa e superflua. Ammetto di non aver letto null’altro di questo autore, nonostante il suo primo libro sia stato pubblicato dalla Minimum Fax: una di quelle case editrici belle e da tenere sotto controllo, ma di questo libro non posso parlare bene. Ci sarebbero tante cose da dire e voglio essere completo. Partendo dall’inizio: la trama, che nel suo “soggetto” poteva anche essere interessante, sebbene non particolarmente innovativa (per i lettori più navigati e quelli che amano autori come Spillane e gli altri grandi maestri del noir e dell’hard boiled non ci sarà nulla di nuovo), è letteralmente buttata via.”
IMPLACABILE STRONCATURA
Implacabile, prosegue: “Per carità, non sono uno di quei lettori che pretendono una trama scorrevole – se pensiamo che un capolavoro come “Ulisse” di James Joyce non ha praticamente trama, tutto cambia -, ma in questo caso, per questa storia, che è chiaramente un noir, una scelta del genere sarebbe stata molto coraggiosa, se non fosse stata completamente deleteria e non avesse contribuito a distruggere un romanzo che era già destinato ad essere dimenticato. Comunque, posso arrivare ad immaginare che la trama ci sia, i personaggi sono tagliati con l’accetta: la sorella troietta, il fratello succube del padre, il padre affarista, la sorellina bruttina ma che fa la dura con i più deboli, il fratello adottivo schizzato che poi, alla fine del libro, si vendica e fa la merda e la madre asservita.”
MA COSA LEGGE LAGIOIA? ALLA LARGA!
“Non so che libri legga Lagioia, ma Verga, perché è a questo tipo di letteratura che sembra rifarsi, era molto ma molto più bravo e sfaccettava molto ma molto meglio i personaggi. Sono un grande amante dei flashback e delle digressioni: le uso sempre ed amo i libri che sono fatti di questo perché mi sembrano più vivi, più veri. Un esempiotratutti, “Il Sale” di Del Amo. Inflessibile il seguito. “Ecco, una cosa che mi ha infastidito di questo libro, sta nel fatto che tutti gli eventi, dal più grande al più insignificante, siano narrati da tutti e ripeto tutti i personaggi. Potreste obiettarmi che sapere il punto di vista di ogni personaggio, rende la vicenda interessante. Beh, in questo libro non è così: tutti i personaggi raccontano la stessa vicenda dallo stesso punto di vista. Non si aggiunge nulla. Ho trovato personalmente inutile ed eccessivo il ricorso a scene di sesso e di autoerotismo. E non lo dico perché sono un bigotto, lo dico perché, in questa storia sono inutili. Un libro brutto e noioso che vorrebbe fare critica sociale, ma non ci riesce. Tenetevene alla larga.”