Sono i costi alti del possesso di auto la leva principale del car sharing, ma a questo si aggiunge anche una rinnovata sensibilità ambientale e la mancanza cronica di parcheggi
L’auto di proprietà non sembra più essere indispensabile per gli italiani che stanno imparando a condividere. Sono più di un milione quelli che ogni giorno ricorrono ad auto e furgoni non di loro proprietà per gli propri spostamenti. Lo dice il 18esimo rapporto ANIASA, l’Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità: dal car sharing al noleggio dei mezzi per le aziende.
«Ogni giorno per ragioni di business e turismo oltre 900 mila persone utilizzano i servizi del noleggio a lungo termine, 130 mila quelli del noleggio a breve termine e 33 mila il car sharing» spiega il Presidente ANIASA, Massimiliano Archiapatti.
Il rapporto nota però anche come incertezza economica e norme non adeguate rallentano un trend in crescita da anni che è positivo in termini di sostenibilità ambientale e sicurezza, oltre che economico: un’auto immatricolata (anche con i dati delle immatricolazioni in calo) su 4 è a noleggio.
Sono più di un milione i veicoli a noleggio in circolazione e nel 2018 il mercato ha avuto un fatturato vicino ai 7 miliardi di euro in crescita del 10% rispetto al 2017. La scelta delle aziende è evidente da anni: minori costi nel noleggio rispetto all’acquisto di mezzi che gravano sul bilancio aziendale con riparazioni, assicurazioni, detraibilità solo al 40% (nel resto d’Europa è al 100%) e ovviamente la spesa iniziale. Il noleggio a lungo termine è arrivato anche ai privati. Fondamentalmente perché mantenere un’auto costa: 4500 euro in media l’anno, di cui 1500 fisse e inevitabili, più gli almeno 10mila dell’acquisto. Nel 2018 hanno scelto questa strada 40mila persone contro le 25mila dell’anno precedente.
La differenza la fa però il vehicle sharing, la condivisione dei veicoli a partire dalle auto. È cresciuto il numero di iscritti, vicino a 1 milione e 800mila (erano un milione nel 2017 con 62 milioni di chilometri fatti prenotando l’auto con lo smartphone) del car sharing. Su una flotta disponibile di 6600 mezzi, senza contare le auto elettriche, non in tutte le città italiane, il numero di noleggi è salito di circa il 27% rispetto al 2017, con quasi 12 milioni di contratti, l’80% fatti a Roma e Milano.
Il picco di utilizzo è nella fascia preserale fra le 16 e le 19, ma non varia nei giorni della settimana. L’utilizzatore medio è uomo (63% del totale, ma le donne stanno crescendo) e ha poco più di 35 anni. Il vantaggio è economico, la logica del pay for use contro quella del possesso, e ambientale. Le auto in locazione sono tutte Euro 6 e hanno emissioni più basse del resto delle auto in circolazione, fra le più vecchie d’Europa: -70% di emissioni di idrocarburi incombusti.
Sono numeri che valgono ancora di più per il settore delle biciclette. Gli ultimi dati dell’Osservatorio Sharing Mobility risalgono al 2017, i prossimi saranno presentati in giugno, ma indicano che già due anni fa l’aumento maggiore era stato registrato dalle biciclette del bike sharing, arrivate a 39.500 unità, con un incremento del 170% rispetto all’anno precedente. Con tutto il comparto della sharing mobility che ha visto un incremento di circa il 130% dei mezzi di trasporto condivisi fra 2016 e 2017 con un trend che non è cambiato.
Il numero degli italiani che scelgono la condivisione è fra i più alti d’Europa. Secondo una ricerca della società di consulenza aziendale AlixPartners, Mobilità condivisa – verso l’era del robotaxi, in tutta Europa fra 2016 e 2017 c’erano già 4,5 milioni di utenti del car sharing, più di un milione solo da noi. Entro il 2020 in Europa potrebbero arrivare a 8 milioni. Secondo un’indagine di Ing Bank dell’ottobre 2018, quasi il 7% degli europei con la patente usa il car sharing e il 23,5% è intenzionato a farlo nel 2019. Lo sceglieranno perché non hanno un’auto, ma anche perché se ce l’hanno non sanno dove parcheggiarla nelle grandi città e non sempre i mezzi pubblici sono un’alternativa valida.
Negli Usa invece dal 2013 al 2017 l’utilizzo dei servizi di car sharing nelle grandi città è diminuito del 20%, sembra invece funzionare il ride sharing, la condivisione di un passaggio, una macchina con conducente che più passeggeri possono prendere e prenotare se fanno lo stesso percorso, nella logica che è di Uber. Si stima che, a livello mondiale, nel 2023 il giro d’affari della mobilità condivisa sarà di 138,7 miliardi di dollari.
Chiara Pizzimenti, Vanity Fair