Juve, Inter o Milan nel futuro del tecnico che continua a sfogliare la margherita
IL TRIANGOLO DI CONTE, TUTTI LO VOGLIONO…
(di Cesare Lanza per Il Quotidiano del Sud) La filastrocca popolare dice: sei come la bella di Torriglia, tutti ti vogliono e nessuno ti piglia! Antonio Conte non è di Torriglia, ma di Lecce: tutti lo vogliono e qualcuno lo piglierà, sarà lo stesso (grande) allenatore a decidere. Ogni giorno si apprende qualche novità. La Roma sembrava in pole position, invece Conte ha fatto sapere che i tempi non sono maturi. Ha detto che la Capitale gli piace molto (l’ha frequentata al tempo in cui era il commissario della Nazionale), e che prima o poiallenerà la Roma, ma per ora – dopo gli incontri ei sondaggi – non se ne farà nulla. Lui vuole vincere subito, il sottinteso è che la Roma non può garantirgli una squadra da primissime posizioni. Fuori una! Restano in ballo la Juventus, l’Inter e il Milan. La Juve quasi certamente è al primo posto nel cuore di Antonio: ci ha giocato, ne è stato capitano, ha vinto scudetti e coppe. Poi ci è tornato da allenatore eha trionfato in tre campionati, vincendo tre scudetti consecutivi. Ora però la panchina juventina è di Massimiliano Allegri, che di Conte è stato il successore e di scudetti ne ha vinti cinque, di fila. E soprattutto, al momento, ufficialmente è confermato, anche se le sorprese sono possibili (e annunciate da spifferi e boatos). Restano Milan e Inter. Beppe Marotta impose Conte alla Juve e ora non fa mistero di volerlo all’Inter, al posto di Luciano Spalletti. Ha pregato Conte di aspettare, lo ha indotto a dire no alla Roma. C’è un grosso problema: la piazza non vuole Conte, odiatissimo ex allenatore della Juve. Ancora più complicate le intenzioni e le possibilitá de lMilan. Comunque il triangolo resiste e la telenovela continua.
LUIGI ZANDA, QUERELA DI MAIO E RINUNCIA AGLI AUMENTI
Il senatore Luigi Zanda (Cagliari, 28 novembre 1942) rinuncia agli aumenti di stipendio per i parlamentari. Il tesoriere del Pd ha ascoltato i consigli di Nicola Zingaretti e ha ritirato la sua proposta di legge che si proponeva di equiparare i rimborsi spese dei parlamentari italiani a quelli dei parlamentari europei. Ha scritto Il Fatto: «L’aumento tecnicamente non era sullo stipendio effettivo (l’indennità), ma sulla cosiddetta diaria, ovvero sul rimborso spese giornaliero (che poi da sempre è la vera materia del contendere), e altre voci.” Nel dettaglio, lo stipendio sarebbe passato da 10.385,31 euro a 8.757,70 euro. E la diaria da 7.240 euro a 9.313 euro, cui aggiungere spese di viaggio e collaboratori pagati a parte (mentre oggi il loro stipendio deve uscire dal contributo fisso). Per i 5 stelle, la riforma avrebbe portato a un aumento dello stipendio annuo di circa 72mila euro per ogni parlamentare. “In campagna elettorale una simile iniziativa sarebbe potuta costare carissima. Mentre annunciava il ritiro della proposta, Zanda ha anche fatto sapere di aver querelato Di Maio”.