Ha il corpo iconico di Valentina di Guido Crepax la trasgressione interpretata da Silvia Lippi, psicanalista bolognese, da anni residente a Parigi, dove lavora come psicologa e ricercatrice all’università: nella sua esperienza clinica quotidiana si occupa anche di questioni di genere, di immigrazione e razzismo.
Allieva di Massimo Recalcati (nel 2018 ha pubblicato per Feltrinelli, nella collana Eredi da lui diretta, “Freud. La passione dell’ingovernabile”), Silvia Lippi torna ora in libreria con il saggio “Trasgressioni. Bataille, Lacan” (Orthotes) in cui riflette sulla questione del godimento e del desiderio. Argomento spinoso e controverso, ancora oggi molto dibattuto, il tema della trasgressione è al centro degli interessi più profondi della psicanalista Silvia Lippi, che nella sua esperienza clinica quotidiana si occupa di questioni di genere, di immigrazione e razzismo, in particolare in legame con la psicosi e con soggetti colpiti da gravi disturbi psichici. La trasgressione rimanda all’infrazione, al disordine, alla libertà. Ma, paradossalmente, questa libertà è subordinata alla legge. La trasgressione è una possibilità offerta dalla legge stessa, nient’affatto la sua negazione. La legge continua ad esistere anche se non viene rispettata, non si annulla nel movimento che implica la sua trasgressione. È nel rapporto, rischioso e aporetico, fra trasgressione e legge, vale a dire fra trasgressione e castrazione, che il soggetto lotta per uno spazio di godimento possibile. La trasgressione attraversa i concetti fondamentali della psicoanalisi: inconscio, desiderio, fantasma, godimento, pulsione, sintomo, struttura, parola. In “Trasgressioni” Silvia Lippi esplora le differenti sfaccettature alla luce degli apporti di Bataille e Lacan, sottolineando i punti di convergenza e divergenza del pensiero di questi due autori. La trasgressione non può esistere senza la legge, e lo stesso vale inversamente. Bataille e Lacan, attraverso questi due concetti chiave, ci danno due letture complementari del fantasma che sostiene il desiderio, un desiderio estremo ed esasperato, che altrimenti non potrebbe esistere.