I numeri
La riforma, fortemente sponsorizzata dal M5S è qualche modo digerita dalla Lega, prevede una riduzione del 36,5% del numero dei parlamentari. I deputati saranno 400 in tutto (8 gli eletti all’estero e non più 12) e i senatori 200 (4 invece che 6 quelli del collegio estero). In termini numerici, si passerebbe da un deputato per ogni 96 mila cittadini a un eletto alla Camera per ogni 155 mila cittadini; analogamente, per il Senato il rapporto eletti/elettori passerebbe da 1/188 mila e 1/302 mila. La relatrice Anna Macina (M5S), che è già intervenuta in aula, ha ricordato che “l’italia è in Europa è il Paese che ha più parlamentari”. Riccardo Magi (+Europa) ha invece parlato di “propaganda elettorale per un provvedimento che non ha nulla a che fare con l’efficienza e la produttività del Parlamento” Il termine per gli emendamenti è previsto per oggi ma è certo che in aula si ripeterà quel che già è accaduto in prima commissione Affari Costituzionali: tutte le proposte di modifiche presentate dal Pd – che mirano, tra l’altro, ad allargare il perimetro del testo all’equiparazione dell’elettorato attivo e passivo di Camera e Senato – verrebbero giudicate inammissibili dal presidente della Camera Roberto Fico.
Il voto sugli emendamenti
Il voto sugli emendamenti e quello finale ci dovrebbero essere la prossima settimana. Per smorzare le polemiche il presidente della prima commissione – Giuseppe Brescia (M5S) – ha già proposto di trattare la materia dell’elettorato attivo e passivo in un altro provvedimento. Una leggina pilota. Insieme alla riforma costituzionale la Camere è chiamata ad approvare (definitivamente perché si tratta di legge ordinaria già passata al Senato) il provvedimento Calderoli che fissa la proporzione (tre ottavi) dei collegi uninominali “indipendentemente dal numero dei parlamentari”. La legge ordinaria verrebbe approvata subito mentre per quella costituzionale bisognerebbe aspettare l’autunno.
Dino Martinano, Corriere.it