Dopo l’acciaio, l’alluminio, l’industria automobilistica e la contesa tra Boeing e Airbus, un nuovo capitolo si aggiunge alle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione europea. Al centro della contesa ci sono Cuba e gli interessi delle aziende europee sull’isola caraibica. L’amministrazione Trump ha infatti deciso di inasprire l’embargo cubano, applicando per la prima volta alcune norme introdotte nel 1996 – e da allora sempre sospese – che rischiano di scatenare una valanga di azioni legali presso i tribunali europei contro le aziende europee. Un altro ostacolo sulla strada che dovrebbe portare al negoziato per un nuovo accordo commerciale transatlantico.
L’iniziativa di Pompeo
L’annuncio del segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, è arrivato nel giorno in cui Bruxelles ha pubblicato la lista di prodotti americani (tra cui aerei, trattori, ketchup, gomme da masticare, frutta, valigie…) sui cui minaccia di mettere dazi (per un totale di 20 miliardi di dollari) in risposta ai sussidi alla Boeing. La lista non è ancora definitiva, ma è certamente una risposta alle misure annunciate la scorsa settimana da Washington: 11 miliardi di dollari di dazi sui prodotti europei (tra cui parmigiano e pecorino) come rappresaglia per i sussidi pubblici ad Airbus. La minaccia Ue ha un obiettivo chiaro: convincere i partner che una guerra danneggerebbe tutti e che dunque è meglio sedersi a un tavolo. L’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) si esprimerà sui dazi americani in estate ed entro l’inizio del prossimo anno su quelli europei.
La concomitanza tra la lista Ue e l’annuncio Usa su Cuba è però casuale. La data scelta dagli Usa è legata infatti all’anniversario dell’invasione della Baia dei Porci (il tentativo di rovesciare Fidel Castro messo in atto il 17 aprile del 1961 e fallito dopo tre giorni di combattimenti). L’Ue ha definito «deplorevole» la decisione americana: «Si tratta di norme contrarie al diritto internazionale», avevano scritto Federica Mogherini (Alto rappresentante per la politica estera Ue) e Cecilia Malmstroem (commissario al Commercio) in una lettera inviata una settimana fa a Pompeo per fargli cambiare idea.
In vigore dal 2 maggio
Ma gli Stati Uniti hanno deciso di andare avanti: dal 2 maggio entrerà in vigore per la prima volta il Titolo III della legge Helms-Burton, secondo il quale qualsiasi americano potrà fare ricorso presso la giustizia Usa per le proprietà confiscate a Cuba nel 1959 in seguito alla rivoluzione. La norma è stata sempre sospesa da tutti i presidenti americani per evitare di intasare i tribunali, ma soprattutto per non scatenare tensioni con alcuni partner commerciali, Europa e Canada in primis, direttamente toccati per via dei grandi interessi delle loro aziende sull’isola. Ora però Trump ha deciso di disattendere gli accordi siglati tra il 1997 e il 1998 con l’Europa. In una nota congiunta con Chrystia Freeland, ministro degli Esteri canadese, Mogherini e Malmostroem avvertono che «la decisione avrà un impatto significativo sugli operatori economici dell’Ue e del Canada a Cuba e può portare a un’inutile spirale di cause legali».
La Spagna è la più esposta
L’Ue si dice determinata a «proteggere i suoi legittimi interessi», in particolare quelli della Spagna, il Paese più esposto (soprattutto per le grandi catene di hotel). Bruxelles è pronta a portare il caso alla Wto, ma anche ad attivare lo statuto di blocco Ue. In sostanza – attraverso un meccanismo simile a quello usato per aggirare le sanzioni all’Iran – consentirà alle imprese Ue di non riconoscere le sentenze dei tribunali americani e di recuperare i danni, anche rivalendosi sulle società americane che fanno affari in Europa. Scatenando una battaglia giuridico-commerciale dagli esiti imprevedibili.
Marco Bresolin, La Stampa