“E’ un’iniziativa pilota che speriamo di poter replicare con altri governi – ha detto il responsabile nord Europa di Airbnb Hadi Moussa – Noi vogliamo essere partner leali delle comunità e intese come questa consentono al privato cittadino di sfruttare i suoi beni, ai turisti di visitare la Danimarca e allo stato di beneficiare economicamente di queste attività”. Altrove, in effetti, Airbnb è stata costretta per legge a condividere i nomi dei proprietari di casa: la Spagna ha obbligato per legge le piattaforme di home-sharing a condividere i dati dei clienti dal primo gennaio di quest’anno. E gli stessi affittuari sono tenuti a loro volta a comunicare i ricavi in via digitale al fisco. In Estonia invece i proprietari di casa hanno a disposizione (su base volontaria) sul sito di Airbnb uno strumento per la dichiarazione immediata dei guadagni. In Francia infine il gruppo statunitense ha accettato – come fa anche a Firenze e Milano – di raccogliere le tasse di soggiorno locali per 23mila comuni, per un totale di 24 milioni di euro nel 2018.
Ettore Livini, Repubblica.it