Con una campagna elettorale concentrata sulla lotta alla corruzione e alle diseguaglianze sociali e razziali della metropoli dell’Illiois, Lightfoot ha ottenuto una vittoria schiacciante sulla sua avversaria
Democratica, donna, afroamericana e apertamente omosessuale: Lori Lighfoot è la nuova sindaca di Chicago, diventando con la sua nomina, il simbolo di una città che vuole cambiare. La prima donna sindaco di Chicago da Jane Byrne nel 1979 e la prima persona di colore da Harold Washington nel 1983.
Non solo, con la sua vittoria, Lightfoot, che è sposata con Amy Eshleman e con la quale ha una bambina, diventa così uno dei sindaci apertamente gay d’America, insieme a Pete Buttigieg, primo cittadino di South Bend ora candidato alla Casa Bianca.
Ex procuratore federale, con nessuna carica elettiva nel curriculum, per Lighfoot che ha diretto una commissione di vigilanza sulle attività della polizia, accusata spesso negli Stati Uniti di eccessi e abusi di potere soprattutto a danno della popolazione di colore, la vittoria su Toni Preckwinkle, altra donna afroamericana che le contendeva la poltrona di primo cittadino, è stata tanto sorprendente quanto schiacciante: 73% di voti. Ma la sinistra alternativa avanza e cominciano a vincere gli outsiders.
Una sergente di ferro insomma la Lightfoot, impegnata, come spiega bene la sua biografia a smascherare corruzione e criminalità qualsiasi incarico sia mai stata chiamata a ricoprire, da quello come senior equity partner nel gruppo Litigation and Conflict Resolution Group presso Mayer Brown LLP a primo amministratore delegato ad interim del Dipartimento dei servizi di approvvigionamento di Chicago, dove ha combattuto una lunga battaglia contro un sistema corrotto che discriminava minoranze e donne. Lunghissime battaglie che l’hanno portata ad ottenere una serie di altissimi riconoscimenti: tra tutti nel 2016 il Financial Times la inserisce tra i dieci migliori avvocati statunitensi, nel 2017, Crain’s Chicago Business la nomina avvocato donna più influente a Chicago.
Con un programma decisamente progressista, in cui l’obiettivo dichiarato è di sconfiggere la corruzione e le diseguaglianze sociali e razziali della metropoli dell’Illinois dove, da una parte si trovano i quartieri più poveri nei quali la popolazione è in larga maggioranza di colore e dall’altra il centro finanziario ricco e che ha potuto beneficiare di programmi di sviluppo, ha entusiasmato i suoi elettori stanchi di essere sempre sorpassati per lignaggio piuttosto che per merito.
«Voglio una città dove il colore della pelle o chi amiamo non interessi a nessuno – ha affermato nel discorso tenuto subito dopo la conferma della vittoria – Metteremo fine alla corruzione, alla violenza armata della città e a tanti altri problemi. Oggi abbiamo fatto molto di più che la storia, abbiamo creato un movimento per il cambiamento». E come sindaco, lavorerà proprio per creare opportunità per chiunque, indipendentemente dalla razza, dall’etnia, dall’orientamento sessuale o dallo status economico.
Entusiasti anche i sostenitori nazionali per i diritti degli omosessuali: «Ora le giovani donne e donne queer possono vedere se stesse riflesse in una posizione di grande leadership politica», ha affermato Stephanie Sandberg, direttore esecutivo di LPAC, organizzazione che lavora per costruire il potere politico di L.G.B.T.Q.
L’editoriale del Chicago Sun Times è chiaro e si capisce l’umore che ha portato a tale vittoria: «Congratulazioni Lori Lighfoot. Hai ottenuto la carica, ora che cosa ne vuoi fare?… Non sarà sempre d’aiuto che tu sia una donna, nera e gay. Ma hai vinto, uscendo dal nulla, perché eri il candidato dei cittadini che non riescono a trovare una buona scuola per i loro figli, di coloro che si chiedono perché debbano pagare tasse più alte dei benestanti che invece ottengono agevolazioni fiscali. Di coloro che non riescono a trovare una clinica per un’emergenza familiare. Di coloro che devono aver paura di lasciare fuori a giocare i propri figli. Non sarà facile, ma hai vinto perché abbastanza cittadini non ce la fanno più as sopportare la corruzione politica e le iniquità economiche. Comincia da lì, come ha fatto Harold Washington, e seguiranno buone cose. Hai fatto la storia, Lori Lightfoot. Ora fai di più».
Simona Sirianni, Vanity Fair