Era una femmina incinta di otto metri. Fra la spazzatura che aveva ingerito, sacchi, tubi corrugati, l’involucro di un detersivo e diversi piatti usa e getta
Dopo la balena trovata senza vita, spiaggiata, in Indonesia, vicino al parco naturale di Wakatobi, con 6 chili di plastica nello stomaco e quella morta per shock gastrico al largo delle Filippine, che in corpo ne aveva ben quaranta chili, anche in Italia è stato recuperato un cetaceo ucciso da una massa di plastica.
Un giovane capodoglio che vagava, in agonia, tra il Tirreno e le Bocche di Bonifacio, è stato soffocato da 22 chili di materiale: i biologi della onlus SeaMe Sardinia l’hanno ritrovato nella spiaggia di Cala Romantica, in una piccola baia vicino a Porto Cervo. Era una femmina di otto metri che aveva da poco abortito: è stato rinvenuto anche il feto di due metri e quaranta, in parziale decomposizione. Fra la spazzatura che aveva ingerito, sacchi neri, tubi corrugati, l’involucro di un detersivo, sacchetti su cui è ancora possibile leggere il codice a barre e diversi piatti usa e getta, come ha spiegato il biologo Luca Bittau.
Probabilmente il cetaceo viveva nel famoso «santuario», riserva naturale, che si estende tra la Sardegna, la Liguria, la Toscana e la Francia, abitata da capodogli, delfini e balene. Il capodoglio è stato trasportato nelle campagne di Arzachena, per poter effettuare la necroscopia. «Siamo stati sgomenti nel vedere tutta questa plastica nello stomaco dell’animale», continua Bittau. «Sicuramente rappresenta un monito per capire che cosa stiamo facendo a questi animali, al mare e anche a noi stessi».
Monica Coviello, Vanity Fair