Complementi e tessili privi di piume, di pelle e di lana: è il design vegano, che utilizza solo prodotti di derivazione vegetale. Ed è bellissimo
Non solo un regime alimentare: il veganesimo è sempre più stile di vita eco-friendly, che abbraccia molteplici settori, arredo e design di interni inclusi.
Pensate che in Inghilterra è stato recentemente aperto il primo concept di ospitalità in hotel 100% cruelty free. Parliamo dell’Hilton London Bankside che oltre al menù dei pasti, ha inaugurato la prima suite di lusso vegan al mondo. Al suo interno tutte le facilities sono selezionate per essere completamente animal free, inoltre non sono in alcun modo presenti pelle, lana o piume nei suoi interni ed è stata interamente progettata con materiali a base vegetale come frutta, tessuti di soia, cuscini ortopedici di grano saraceno, tappeti di cotone organico e pavimenti in bambù rinnovabile Moso.
Lungi da essere un caso unico – negli USA è già una tendenza affermata – il design tende sempre più a un concetto di sostenibilità completa e a un utilizzo consapevole e ragionato delle materie prime.
Persino la PETA (People for the Ethical Treatment of Animals), fondazione britannica impegnata nella tutela degli animali, dopo aver coinvolto personaggi dello spettacolo per le sue campagne, da Pamela Anderson a Paul McCartney passando per Bryan Adams e Joss Stone, ora ha “preso di mira” l’universo del design; sono infatti nati i PETA Vegan Homeware Awards, sorta di Oscar per gli arredi vegani volti a riconoscere l’impegno dei designer, dei brand e dei prodotti che – privi di pelle, piume, lana e seta – rispettano i diritti degli animali. E proprio in questo contesto è stato premiato il designer israeliano Erez Nevi Pana che per realizzare i suoi mobili, presentati anche alla Design Week milanese, utilizza unicamente sale e argilla del Mar Morto.
Ma anche nel campo dell’arredo urbano alla portata di tutti si trovano sempre più esempi di design cruelty free, come ad esempio il piumino Ultrawashable Double Duvet di Habitat, realizzato in microfibra di poliestere, le lenzuola di “non seta” realizzate da The White Company, cucite in Portogallo con cotone egiziano a 400 fili e rifinite poi con bordi Oxford a contrasto, i cuscini di Weaver Green, che sembrano realizzati in pregiata lana ma sono invece ricavati da bottiglie di plastica riciclata e sono trattati per essere immuni da terme e acari, e anche la coperta Zara Blanket, in paglia intrecciata realizzata con 100% acrilico e lavabile in lavatrice a 30°.
In pratica una vera casa vegana non contiene alcun prodotto di origine animale o materiali che siano stati testati sugli animali, inclusa la lana e la seta, al posto della quale si può usare quella di banano. Ma anche pelle vegana, derivata da funghi e meduse, tessuti artificiali come l’alcantara o il lorena, fibre vegetali come il cotone grezzo, la canapa, il cocco e il bambù, mentre per i pavimenti la scelta cadrà sul legno riciclato, sul sughero oppure su moquette, se questa è in fibre vegetali.
E se vi piacciono le candele, si possono utilizzare quelle vegane a base, ad esempio, di cera di soia, sostanza naturale e completamente biodegradabile, oppure di stearina, un insieme di grassi vegetali ricavati dalla palma, mentre via libera a oli essenziali, fiori secchi e spezie.
Qualche esempio di questo nuovo trend che sta già spopolando in America?
Lidia Pregnolato, Vanity Fair