Secondo lo studio della Brunel University di Londra, gli utenti dell’uccellino sono anche di più larghe vedute
Chi usa Twitter è di vedute più aperte, ma anche più machiavellico e narcisista di chi invece utilizza solo Facebook. Questa la conclusione a cui sono giunti i ricercatori della Brunel University di Londra al termine di due diversi esperimenti, descritti poi sulla rivista Psychology of Popular Media Culture. Nel primo test, condotto su 346 utenti di Twitter e 269 che usano invece esclusivamente Facebook, è emerso che i primi avevano ottenuto punteggi più elevati per quanto riguardava intelletto e creatività, mentre nel secondo esperimento, i 255 utilizzatori del social dell’uccellino erano risultati non soltanto di più larghe vedute rispetto ai 248 devoti della piattaforma di Mark Zuckerberg, ma pure più manipolatori, ovvero fedeli al motto machiavelliano che «il fine giustifica i mezzi», e più fortemente motivati a ricorrere ai tweet per promuovere la loro carriera e condividere i successi personali, il che è tipico delle persone narcisiste.
Perché si twitta?
«Oltre a cercare di capire il motivo che spinge la gente a usare Twitter, quando Facebook è così diffuso, lo scopo dello studio era anche quello di stabilire perché le persone twittino le cose che fanno – ha spiegato la principale autrice della ricerca, Tara C. Marshall, allo PsyPost – e perché alcuni parlino di politica o di arte, mentre altri scrivano di argomenti più personali. E i risultati hanno evidenziato che le persone con tendenze machiavelliche sono attratte da Twitter, anche se non è stato possibile fare chiarezza sul motivo per cui lo usino o su cosa cinguettino, il che potrebbe essere materiale per una successiva indagine, atta a capire se dietro all’utilizzo di questo social ci sia la volontà di raccogliere informazioni sugli altri, allo scopo poi di manipolarli o di migliorare la propria reputazione». Ma dallo studio emergono anche dei fattori positivi. «Molte persone usano Twitter per rimanere in contatto e rafforzare i legami sociali – ha concluso la Marshall – e in questo modo la piattaforma social diventa una preziosa fonte di informazioni e supporto per chi ha interessi specifici o lavora in determinati settori, finendo così con il soddisfare esigenze particolari, al pari di Facebook e Instagram».
Simona Marchetti, Corriere.it