Andando a vedere nel dettaglio i numeri presentati da Skuola.net scopriamo che tra le cause che mandano a monte il viaggio d’istruzione, in un caso su quattro c’è proprio lo zampino dei professori. “D’altro canto – spiegano quelli di Skuola.net – non è una novità che tantissimi docenti non se la sentano più di accompagnare i propri alunni; troppo rischioso”. Molto meno determinanti altri motivi, apparentemente più importanti, come ad esempio le questioni disciplinari (decisive nel 9% dei casi) oppure l’assenza di adesioni a sufficienza (7%) in una classe.
Ma come vengono scelti i viaggi d’istruzione? L’interesse culturale è sempre più il parametro fondamentale utilizzato per selezionare la meta finale (70%). Molto più indietro (20%) i fattori economici. La minaccia terroristica non fa paura (5%). Così come la sicurezza del mezzo di trasporto non è tra le priorità (5%). A tal proposito, il pullman (46%) resta il mezzo più utilizzato, specie per i viaggi nazionali. Le compagnie aeree low-cost (19%) si fanno preferire rispetto a quelle tradizionali (17%). Qualcuno, però, si muove in treno (12%). Tra le mete scelte la maggior parte (56%) resta in Italia: Firenze, Napoli e Roma sono sempre tra i luoghi preferiti dai professori e dagli studenti. Così come chi varca i confini nazionali (44%) sceglie Barcellona, Londra e Berlino. Il periodo scelto per partire è indubbiamente la primavera (75%, 3 gite su 4). La permanenza media? Qualcuno azzarda quattro (20%) o cinque (23%) giorni, ma quasi 1 su 3 – il 31% – si limita al massimo a tre giorni anche per contenere la spesa che si aggira tra i 200 e 400 euro. Soldi a quanto pare che non tutte le famiglie si possono permettere e che le scuole non riescono a garantire.
Alex Corlazzoli, Il Fatto Quotidiano.it