«Nella mia azione politica ho fatto qualche sgambetto e ho nutrito ambizioni» scriveva negli ultimi giorni di vita Andreotti, implorando i familiari, la moglie, i figli e i nipiti a non nutrire mai sentimenti di rancore o vendetta. «Non ho mai avuto a che fare con la mafia e con l’omicidio Pecorelli e ora che sto per partire desidero andarmene dicendovi che la mafia la ho combattuta con atti pubblici». Aggiungeva che i giudici, con il tempo, avranno il compito di appurare questo aspetto e che ignorava chi fosse dietro a le calunnie. «Forse questi anni di sofferenze e calunnie servono a bilanciare un corso di vita tutto favorevole, sarebbe ingiusto avere lo stesso premio eterno dei poveri che affollano le chiese e chiedono aiuto che non sempre possiamo dare loro. Sono sereno e non porto rancore nei confronti di chi muove questa macchina calunniosa».
L’incontro al Senato si è aperto con un intervento di Angelo Chiorazzo, fondatore della cooperativa Auxilium. «Ricordarlo qui non è nostalgia del passato, ma non si può costruire il futuro della nostra società senza la memoria» ha detto ricordando che la libertà di cui godiamo «la si deve a figure come De Gasperi e Andreotti». Un giudizio che è stato condiviso dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e da Gianni Letta che, chiudendo, si è lasciato andare ad una invocazione: “Che oggi la Madonna aiuti qualcuno a guarire l’Italia e l’Europa».
Franca Giansoldati, Il Messaggero