Il costo del menu aumenta del +1,2% per la Vigilia di Natale e del +2,2% per Capodanno. Lo rileva l’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori che ha monitorato i costi che le famiglie sosterranno per organizzare le cene della Vigilia di Natale e di Capodanno, prendendo in considerazione due tipologie di menu, sia per la cena del 24 Dicembre che per quella di Capodanno (uno tradizionale e un più economico).
La spesa media per il menu “classico” del cenone di Natale sarà di 34,74 euro a persona, pari a 208,44 euro per una famiglia di sei persone (due genitori, due figli e due nonni) con un incremento del +1,2% rispetto allo scorso anno mentre per il menu low cost la cifra si attesterà a quota 16,96 euro a persona, per una spesa di 101,76 euro a famiglia (il 51% in meno rispetto al menu classico) che fa registrare un aumento del +3,3% rispetto al 2018. Per quanto riguarda invece il cenone di Capodanno, il menu classico costerà 43,92 euro a persona, pari a 263,52 euro (+2,2% rispetto al 2018) per una famiglia composta da genitori, due figli e due nonni. L’opzione più economica, invece, implicherà una spesa inferiore del 39% rispetto al menu classico: 26,80 euro a testa, pari a 160,80 euro per una famiglia di sei persone (+1,8% rispetto al 2017). Per risparmiare su tali costi è opportuno approfittare delle numerose occasioni e promozioni proposte in questi giorni dagli esercizi commerciali. L’obiettivo del risparmio, tuttavia, non deve far passare in secondo piano la qualità e la sicurezza: quindi è fondamentale controllare etichette e date di scadenza e diffidare dei prodotti contraffatti. Inoltre è necessario prestare attenzione alle quantità: in questi anni le famiglie hanno dimostrato una crescente attenzione alla riduzione degli sprechi alimentari ma riteniamo comunque utile ribadire alcuni consigli in proposito.
Altri 139 ulivi sono risultati colpiti dal batterio Xylella fastidiosa nelle province di Brindisi e Taranto, circostanza che conferma il rapido avanzare della malattia che causa il disseccamento delle piante. Lo fa sapere Coldiretti Puglia, citando i dati delle analisi riferiti ai campioni di olivi relativi al quinto aggiornamento dei monitoraggi del 2019. Dalle stesse analisi è risultata infettata da Xylella anche una pianta di rosmarino a Ostuni (Brindisi), mentre è conclamata la presenza della malattia su 96 ulivi a Taranto (89 in agro di Montemesola, 2 in agro di Grottaglie, 2 a Crispiano, 2 a Monteiasi ed un olivo infetto nella città di Taranto. Nel Brindisino sono 31 gli ulivi infetti a Ostuni, 2 a Carovigno, 1 a Cisternino e 9 a Ceglie Messapica. “Le nuove infezioni accertate confermano che continua la virata e l’avanzata della malattia sul fronte tarantino verso Matera, con il caso accertato alla periferia est del quartiere Paolo VI di Taranto, in prossimità di un centro commerciale, mentre la numerosità delle infezioni riscontrate a Montemesola, come già avvenuto a Carovigno, disegnano uno scenario oscuro già visto”, avverte il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia. “L’infezione colpisce anche altre specie, come testimoniato dalle analisi sulla pianta di rosmarino ad Ostuni. Ciò – precisa Muraglia- rende ancora più necessario che gli agricoltori abbiano la possibilità di diversificare le attività colturali per garantirsi un futuro imprenditoriale realistico, affidandosi ai dati scientifici. Continua a mancare una strategia condivisa e univoca tra enti regionali, nazionali e comunitari per fermare la malattia e ridare speranza di futuro ai territori che hanno perso l’intero patrimonio olivicolo e paesaggistico”. La stessa autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), rammenta ancora Coldiretti, ha lanciato l’allarme sulla diffusione della Xylella che minaccia la maggior parte del territorio Ue dove tra l’altro sono stati individuati altri casi di malattia, dalla Francia alla Spagna, dalla Germania al Portogallo con il contagio che avanza inarrestabile verso nord. “Sotto accusa però ci sono anche le responsabilità comunitarie a partire – sottolinea Coldiretti – dal sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto poiché il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato introdotto nel Salento dalla Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam. Dall’autunno 2013, data in cui è stata accertata su un appezzamento di olivo a Gallipoli, la malattia si è estesa senza che venisse applicata una strategia efficace per fermare il contagio che, dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi, ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto. Per effetto dei cambiamenti climatici e della globalizzazione – conclude Coldiretti – si moltiplica l’arrivo di materiale vegetale infetto e parassiti vari che provocano stragi nelle coltivazioni e per questo serve un cambio di passo nelle misure di prevenzione e di intervento sia a livello comunitario che nazionale anche con l’avvio di una apposita task force”.
Terna ha sottoscritto un accordo per l’acquisizione del 90% di Brugg Kabel Ag (gruppo Brugg), uno dei principali operatori europei nel settore dei cavi terrestri, attivo nella progettazione, sviluppo, realizzazione, installazione e manutenzione di cavi elettrici di ogni tensione ed accessori per cavi ad alta tensione, per un corrispettivo, che verrà definito in sede di closing, di circa 13 milioni di euro in termini di equity value per il 90% della società. Rothschild & Co. è stato advisor di Terna. Il closing dell’operazione, che Terna finanzierà con risorse proprie, è previsto nel corso del primo trimestre del 2020, subordinatamente al verificarsi di alcune condizioni sospensive quali la comunicazione all’Autorità Antitrust italiana.
L’acquisizione di Brugg Kabel, afferma una nota, consentirà a Terna di dotarsi di un centro di eccellenza per la ricerca, lo sviluppo e il testing in una delle tecnologie core per il Tso, come quella dei cavi terrestri.